Il grido di dolore di molti musicisti rock, che lamentano di non avere alcuna voce in capitolo quando si tratta di decidere delle sorti della loro vecchia produzione discografica, è stato raccolto dal senatore repubblicano USA Orrin Hatch, il quale ha presentato in Campidoglio un progetto di legge che, se approvato, consentirà agli artisti di rimettere in circolazione registrazioni fuori catalogo che giacciono inerti negli archivi delle case discografiche. <br> La bozza redatta da Hatch, secondo quanto riferisce il quotidiano USA Billboard Bulletin, non dice nulla a proposito della proprietà dei master, che dovrebbero presumibilmente rimanere (salvo diverse disposizioni contrattuali) nelle mani delle etichette. A queste ultime spetterebbe un diritto di prima opzione sulla ripubblicazione del materiale: nel caso decidessero di passare la mano, gli artisti interessati potrebbero rivolgersi ad altre società discografiche oppure ad aziende musicali on-line, pagando alla casa discografica originaria una royalty identica a quella ricevuta a suo tempo (mentre per gli sfruttamenti su Internet le tariffe delle licenze pagate dai Webcaster potrebbero essere fissate d’autorità del governo). <br> Hatch ritiene in questo modo di offrire ai musicisti una chance in più di essere padroni del proprio destino professionale (e di mettere a frutto repertori altrimenti improduttivi) senza danneggiare gli interessi delle case discografiche che li hanno sotto contratto, dal momento che il suo provvedimento riguarda solo incisioni che non sono attualmente reperibili in commercio. Ma, prevedibilmente (tenuto conto anche del business che negli ultimi anni è nato intorno alle ristampe di album finiti nel dimenticatoio o riproposti con l’aggiunta di rarità discografiche) l’industria discografica non la pensa allo stesso modo: citando l’accordo di questi giorni tra Universal Music e EMusic per lo sfruttamento on-line di una parte del back catalog della major (vedi news), un portavoce dell’associazione di categoria RIAA ha replicato che la materia “non è un’area di pertinenza di interventi legislativi”. <br> La proposta di Hatch è in realtà più articolata, e include altre norme riguardanti l’entità delle royalty dovute agli artisti nel caso di vendita in formato digitale (che essendo meno costosa, dice il senatore, dovrebbe consentire anche a loro, e non solo alle case discografiche, di beneficiare dei risparmi conseguiti in termini di spese di distribuzione, resi, ecc.), nonché disposizioni per facilitare le licenze on-line dei repertori musicali e il mantenimento da parte degli artisti dei domini Internet registrati, una volta che decidano di cambiare etichetta.<br> E’ soprattutto il provvedimento sui diritti di sfruttamento del “fuori catalogo”, tuttavia, a suscitare curiosità e interesse: fan e collezionisti, è facile immaginare, avrebbero tutto da guadagnare se un artista fosse in grado di disporre liberamente delle sue vecchie incisioni senza subire i vincoli e i calcoli commerciali delle case discografiche.