Sessantaquattro dei duecentosessantuno “pirati” del Web identificati e citati in giudizio dalla RIAA americana (vedi News) hanno già patteggiato una soluzione extragiudiziale della vertenza con l'associazione dei discografici americani, accettando di pagare una “multa” piuttosto salata (tra i 2.500 e i 10 mila dollari) e di distruggere tutti i file audio fatti circolare illegalmente in rete. In più, altre 838 persone avrebbe aderito alla sua proposta di “condono” per chi, registrandosi on-line, si impegna ad interrompere ogni scambio illecito di brani musicali attraverso i servizi peer-to-peer di Internet. Soddisfatta, naturalmente, la RIAA che per bocca del suo presidente Cary Sherman ha commentato l'accaduto: “Gli sforzi fatti dalla comunità musicale”, ha detto Sherman, “hanno innescato un dibattito a livello nazionale, soprattutto tra genitori e figli. Alla fine tutto si risolverà più al tavolo della cucina che nelle corti di giustizia”. <br> La discografia USA può dunque tirare un respiro di sollievo, quando la sua controffensiva contro i “file sharers” sembrava già essersi tramutata in un pericoloso boomerang: nelle scorse settimane (vedi News), la stampa americana aveva dato ampio risalto ai primi indesiderati effetti collaterali dell'iniziativa, che aveva chiamato in causa presunti innocenti e famiglie in condizioni economiche precarie, ponendo la stessa RIAA dalla parte del torto nelle valutazioni dell'opinione pubblica.