Non solo il crimine organizzato, ma anche gruppi terroristici internazionali utilizzerebbero la fabbricazione, distribuzione e vendita di CD e DVD contraffatti per alimentare le loro attività illecite e sovversive in tutto il mondo. “La natura clandestina delle organizzazioni terroristiche”, sostiene l’ultimo rapporto IFPI sulla pirateria discografica, “richiede grandi quantità di denaro destinate al mantenimento degli operativi sul campo e all’acquisto di armi ed esplosivi”. “Se solo l’1 % dei profitti illeciti che derivano dalla vendita dei CD finisce in mani sbagliate”, ha aggiunto il capo della divisione “Enforcement” dell’organizzazione, Iain Grant, parlando al Financial Times, “c’è davvero di che essere preoccupati”. <br> Il rapporto IFPI diffuso nei giorni scorsi calcola in 4,5 miliardi di dollari, quasi il 15 % del mercato discografico legale, il giro d’affari della contraffazione musicale. Cina, Russia, Brasile e Messico (ma anche la Spagna) restano sempre ai primi posti tra i maggiori produttori di musica “pirata”.