Come il Tonino Guerra di una nota pubblicità televisiva, i discografici professano l’ottimismo ad oltranza, dote probabilmente indispensabile per sopravvivere in questi tempi cupi. Così Jorgen Larsen, capo internazionale della major più grande del mondo, Universal Music, che in un articolo scritto per il Financial Times a proposito delle “prossime onde” del mercato musicale sostiene che Internet rappresenta, al di là di tutti i grattacapi e mal di pancia provocati dalla pirateria, “l’orizzonte più luminoso in 100 anni di storia della discografia”. <br> Occorrono naturalmente aggiustamenti e decisioni rapide, e la ricetta proposta dal manager danese è apparentemente semplice: le case discografiche pensino al loro “core business”, che è quello di “costruire i migliori cast artistici possibili e di realizzare dischi di straordinaria qualità che i consumatori vorranno comprare nelle forme che più gli aggradano”; lasciando ad altri, Internet service provider, società telefoniche e via cavo, un controllo crescente della distribuzione attraverso i media digitali. Per questo, sostiene Larsen per inciso, l’accusa rivolta all’industria di essersi mossa con lentezza pachidermica a fronte della rivoluzione di Internet, non colpisce il bersaglio. <br> Dopo aver bacchettato i giornalisti, Robin Hood a buon mercato che stanno populisticamente dalla parte dei banditi che, rubando ai legittimi proprietari, offrono musica gratuita al popolo della rete, Larsen dichiara la sua fede nella nuova rivoluzione tecnologica: la comunicazione wireless (senza fili), scrive il boss di Universal, stimolerà ulteriormente il consumo di musica nel momento in cui programmi per il download di canzoni e album come l’iTunes potranno essere manovrati anche dai telefoni cellulari. E la capacità illimitata di stoccaggio di vecchie registrazioni in rete, rispetto agli spazi limitati di assortimento dei vecchi negozi di dischi, cambierà ulteriormente i comportamenti del pubblico: che già oggi, grazie alla disponibilità on-line di molte incisioni altrimenti irreperibili, ha invertito radicalmente i rapporti di acquisto tra catalogo e novità (più il primo delle seconde) e modificato la sua composizione demografica, incorporando fasce di consumatori più adulti, con più denaro e meno tempo da spendere. Difficile, conclude Larsen, competere con un’offerta di musica a costo zero com’è oggi la pirateria on-line, senza l’aiuto dei governi. “Ma”, conclude, “dai rulli di carta perforati per pianole, attraverso sei diversi formati, siamo progrediti alla distribuzione elettronica. E siamo ancora qui”.