Il presidente della EMI è forse il più loquace e ottimista tra i boss delle quattro major discografiche rimaste e anche al Midem di Cannes, dove quest’anno ha tenuto il discorso introduttivo ai lavori (vedi News), non si è smentito dichiarandosi molto fiducioso sulle prospettive della musica digitale. Oltre a ripetere concetti più volte espressi in passato da lui e dai suoi colleghi (e che in questa circostanza vi risparmiamo), a colloquio con l’agenzia Reuters Nicoli ha detto di essere convinto che “il mercato totale della musica nel 2010 sarà maggiore di quello che è oggi”. “Potenzialmente molto maggiore”, ha aggiunto, sottolineando che per quella data un quarto degli introiti della sua casa discografica e dell’industria intera deriveranno probabilmente dalla vendita di musica in download e più generalmente in formato digitale. <br> Richiesto di un commento sull’ipotesi, da molti avanzata, di una prossima fine del formato album, oggi che le canzoni possono essere acquistate singolarmente on-line, Nicoli ha citato il successo di “X&Y” dei Coldplay per sostenere il contrario, pur ammettendo che la possibilità di vendere singoli e non solo album “è positiva per le case discografiche”. “Ma le previsioni sono comunque difficili”, ha aggiunto; “pensavamo che la musica in abbonamento (modello Napster e Rhapsody) avrebbe sfondato e così non è stato, e con la ‘mobile music’, in fondo, siamo ancora all’anno zero”. Unico argomento tabù, la più volte ventilata fusione tra la EMI e la Warner Music (vedi News): all’intervistatore che gli chiedeva se tra un anno ci saranno ancora quattro major sul mercato, ha risposto con un sibillino “sì, o forse no”.