Internet? “E’ una Somalia di furti e di atti pirateschi senza controllo”. Chiamato ad un’audizione davanti alla Camera dei Lords britannici, Andrew Lloyd Webber non ha usato mezze misure invocando interventi urgenti contro il downloading illegale. “Mi chiedo”, ha detto il celebre compositore di “Cats”, de “Il fantasma dell’opera” e di tanti altri musical di immenso successo, “se da qui a dieci anni la Gran Bretagna sarà ancora il luogo che ha permesso ai Beatles di emergere”. Ricordando che il fatturato discografico del Regno Unito è in declino dal 2003 e che oltre 7 milioni di persone nel Paese si procurano musica in rete illegalmente e senza pagarla, Lloyd Webber ha spiegato che “il music business si trova in prima linea in questa battaglia. A causa della popolarità universale della musica, della sua facilità di accesso e del fabbisogno relativamente basso di banda il nostro settore sarà il primo a cadere. Ma altre industrie culturali faranno la stessa fine”. La soluzione? Per il sessantunenne compositore inglese si tratta di concludere “accordi commerciali sostenibili” con gli Internet service provider che, dice Lloyd Webber, “hanno incassato profitti per miliardi di sterline ma non hanno mai fatto nulla per far fronte al problema dei contenuti piratati. Senza l’introduzione di regole, non cambieranno atteggiamento”. “Mi chiedo davvero”, ha concluso, “se le azioni proposte fino ad oggi riusciranno a raggiungere l’obiettivo governativo di ridurre il file sharing illegale del 70-80 % entro due o tre anni. A me sembra che il governo abbia determinato il fine ma non i mezzi”.