L’introduzione del regime di prezzi variabili da parte di iTunes (vedi <a href="http://www.rockol.it/news-98459/Rivoluzione-digitale--iTunes-dice-addio-al-DRM-(e-introduce-i-prezzi-variabili)-"target="_blank"class="newsLink">News</a>) ha già smosso il mercato: negli Stati Uniti anche Amazon MP3, il principale concorrente della piattaforma di casa Apple, ha cominciato a vendere alcuni download musicali al prezzo maggiorato di 1,29 dollari. D’altro canto eMusic, che lavora principalmente sul repertorio indipendente, ha già fatto sapere che non modificherà le sue tariffe, restando fedele al modello di fruizione in abbonamento anziché “alla carta”. <br> Con l’adozione di tre differenti fasce di prezzo (69 centesimi, 99 centesimi, 1,29 dollari o euro) in luogo del prezzo fisso a 99 centesimi in vigore dal lancio di iTunes avvenuto nel 2003, le major discografiche sperano non solo di incrementare i profitti spremendo più margine dalle “hits” e “muovendo” il back catalog (il 35-40 % delle vendite totali di iTunes) con offerte promozionali, ma di diventare più flessibili nell’offerta di prodotti sganciati dai modelli tradizionali: il prezzo di 1,29 dollari potrebbe essere ad esempio applicato per vendere un file digitale abbinato a un video o a una suoneria per cellulare (iTunes ha già introdotto questo concetto con la formula “pass” utilizzata dalla EMI e dai Depeche Mode, vedi <a href="http://www.rockol.it/news-99505/Su-iTunes-un-"target="_blank" class="newsLink">News</a>). “Stiamo ragionando oltre il concetto di disco, per raggiungere una nuova generazione di utenti che sono in grado di consumare musica su dispositivi di ogni tipo”, ha confermato a Billboard un anonimo dirigente discografico americano.