Edgar Bronfman Jr., amministratore delegato di Warner Music, lascerà prossimamente gli Stati Uniti per Londra, dove aveva già vissuto e lavorato in passato: lo ha confermato lui stesso al quotidiano Times, spiegando che la decisione è dettata da motivi familiari e in particolare dalla volontà sua e della moglie di assicurare ai quattro figli un’educazione completa e un’esperienza di vita “internazionale”. Bronfman continuerà a dirigere la Warner dividendosi tra gli uffici londinesi di Kensington e quelli ubicati a New York. <br> Tutto qui? I giornali inglesi credono di no, e interpretano la notizia come un ulteriore indizio di una probabile, futura fusione tra l’americana Warner Music e la britannica EMI. Il Telegraph, ad esempio, sostiene che le due major non hanno altra possibilità di sopravvivere ed essere competitive sul mercato. “Questa volta”, scrive la giornalista Amanda Edwards , “è improbabile che le autorità antitrust creino un problema, e la forza crescente di Internet significa che le case discografiche debbono associarsi per farvi fronte. Se è vero che in una certa misura l’industria musicale oggi lavora di concerto, la presenza di un altro grande <i>player</i> sul mercato risponderebbe a una necessità nel momento in cui in molti si interrogano sulla possibilità di sopravvivenza delle etichette discografiche”. <br> Il Times invece si chiede che cosa spinga Bronfman a sottoporsi volontariamente a una tassazione che, per i contribuenti più ricchi, incide fino al 50 % sui redditi; e proprio nel momento in cui Guy Hands di Terra Firma (proprietaria di EMI) ha deciso di trasferire la sua residenza nel paradiso fiscale di Guernsey per protesta contro il fisco.