Torna sulla scena con un progetto autonomo uno degli A&R più dinamici degli ultimi 25 anni, Michael Caplan, la cui nuova etichetta One Haven Music farà affidamento su The Orchard per quanto riguarda supporto finanziario, marketing, distribuzione fisica e digitale e licenze di sincronizzazione pubblicitarie, cinematografiche e televisive. 
Attivo professionalmente dal 1983, Caplan è stato per 20 anni direttore artistico della Epic Records, dove mise sotto contratto artisti come <a href="http://www.rockol.it/artista/Living-Colour">Living Colour</a>, Keb’Mo’, Firehouse, Ginuwine e G.Love e rilanciò la carriera della <a href="http://www.rockol.it/artista/Allman-Brothers-Band">Allman Brothers Band </a>. Dopo avere creato la Or Music (con cui ha scoperto e lanciato il reggaeman ebreo <a href="http://www.rockol.it/artista/Matisyahu">Matisyahu</a> e i Los Lonely Boys) ed essere tornato alla Sony BMG con l’incarico di responsabile artistico della Columbia Records, aveva lavorato ultimamente per la indie Razor & Tie: un altro cliente di The Orchard che con questo accordo, sottolinea il general manager Brad Navin, “introduce un piattaforma e un prodotto completamente nuovo: soluzioni chiavi in mano per coloro la cui attività consiste nel trovare grandi talenti e realizzare grande musica. Vogliamo dimostrare che non c’è mai stato un tempo migliore di oggi per essere un artista di talento, dotato di visione e convinzione”. 
Caplan, da parte sua, ha spiegato di avere scelto The Orchard come partner perché si tratta di “un’organizzazione che abbraccia il cambiamento, invece che cercare di fermarlo”.

Sony

Epic

Colour

Living

Allman

Keb'

Navin

Caplan

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Band

Ginuwine

Firehouse

Brad

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Usa, il talent scout Caplan (ex Sony) lancia un'etichetta con The Orchard

Industria

Pare si stia sgonfiando il <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-753166/velvet-sundown-brevissima-storia-lungo-futuro">fenomeno Velvet Sundown</a>, la band creata grazie all’intelligenza artificiale generativa che lo scorso luglio conquistò l’attenzione della stampa specializzata mondiale accumulando, su Spotify, oltre un milione di ascoltatori mensili. A qualche settimana dal picco di popolarità registrato presso il servizio svedese, con poco meno di 1,5 milioni ascoltatori mensili registrati alla fine dello scorso luglio, il gruppo ha sperimentato un calo degli ascolti che ha limitato il bacino di ascoltatori mensili a poco meno di 600mila, concentrati per la maggior parte a Stoccolma (dove ha sede il quartier generale di Spotify), San Paolo (Brasile) e Sydney (Australia).

Il calo di attenzione nei confronti dei Velvet Sundown non dovrebbe essere considerato, tuttavia, come l’inizio della fine dell’AI sulle piattaforme di streaming musicali. In India i Trilok, un’altra band “basata sull’intelligenza artificiale” creata dall’agenzia di management Collective Artists Network, ha siglato ufficialmente una partnership con Suno, una delle aziende di punta – insieme a Udio - sul panorama globale dell’AI musicale generativa.

Il gruppo farà da brand ambassador al servizio americano “unendo la direzione creativa e le composizioni originali di Trilok ai potenti strumenti di produzione musicale di Suno per la generazione, l'arrangiamento e la distribuzione di brani di alta qualità”. Con una serie di uscite - ovviamente supportate da Suno - previste entro la fine dell’anno, l’obiettivo dei promotori del progetto è portare la musica dei Trilok all’attenzione delle platee globali, ampliando esponenzialmente il pubblico raccolto con le prime cinque pubblicazioni - tutte spedite sul mercato a partire dallo scorso luglio: a oggi, i Trilok contano poco più di 1200 ascoltatori mensili su Spotify e meno di 2000 iscritti al proprio canale ufficiale YouTube.

AI, crollano gli ascolti dei Velvet Sundown. Ma in India…

… c’è un’altra band creata dall’intelligenza artificiale che ha siglato una partnership con Suno

Con <a href="https://www.facebook.com/NeilYoungRepriseRecords/posts/pfbid01QYkCJzuS3z9gYg9B9Jh9iqf1SwzX2JJxhqh73a8f1xLguxhpdaTZ4SWemYFGwFAl?locale=it_IT" target="_blank">un messaggio</a> postato sulla propria pagina ufficiale gestita dalla sua etichetta - la Reprise Records, controllata del gruppo Warner Music - Neil Young ha annunciato di voler abbandonare Facebook.

“Su richiesta di Neil Young, non usiamo più Facebook per nessuna attività correlata a lui”, si legge nel post, pubblicato nella notte tra il 14 e il 15 agosto: “L'utilizzo da parte di Meta dei chatbot con i bambini è inconcepibile. Young non vuole ulteriori connessioni con Facebook”.

Il messaggio fa riferimento a <a href="https://www.reuters.com/investigates/special-report/meta-ai-chatbot-guidelines/" target="_blank">quanto fatto trapelare nella giornata di giovedì 14 agosto dalla Reuters</a>, che ha avuto modo di consultare un documento interno a Meta relativo all’utilizzo dei chatbot con gli account intestati a minori. Secondo quanto riferito dall’agenzia, i modelli di intelligenza artificiale utilizzati dall’azienda per i contatti con il pubblico permetterebbero di “coinvolgere i bambini in conversazioni romantiche o sensuali”, e di generare false informazioni mediche dai contenuti riguardanti sesso ed etnie.

Sempre secondo Reuters, Meta - dopo aver confermato l’autenticità del documento, battezzato "GenAI: Content Risk Standards" - ha fatto sapere di aver rivisto le linee guida contenute nel testo. “Gli esempi e le note citate [dall’agenzia, ndr] erano e sono errati, e incoerenti con le nostre policy, e sono stati rimossi", ha dichiarato il portavoce di Meta Andy Stone a Reuters: "Abbiamo policy chiare sul tipo di risposte che i modelli di AI possono offrire, e tali policy proibiscono contenuti che sessualizzano i bambini e giochi di ruolo sessualizzati tra adulti e minori".

Neil Young

Neil Young abbandona Facebook

‘L’utilizzo dei chatbot coi bambini da parte di Meta è inconcepibile’

La società di investimento in cataloghi musicali sostenuta da Universal Music Group e Dundee Partners ha finalizzato una nuova, corposa raccolta di fondi destinata a essere reinvestita nell’ampliamento del proprio portfolio. Come confermato Sky News, la private equity americana Searchlight Capital Partners ha contribuito con 400 milioni di dollari al round di finanziamento.

"L'esperienza, la rete di contatti e la capacità di Searchlight di contribuire in modo significativo all'espansione del portafoglio IP di Chord rendono Searchlight un partner strategico ideale per il prossimo capitolo della nostra azienda”, ha riferito Sam Hendel, Managing Principal di Dundee Partners e co-fondatore di Chord: “Siamo entusiasti di accoglierli nel nostro team e non vediamo l'ora di cogliere insieme le opportunità sempre più interessanti che si aprono nel panorama musicale odierno".

Il totale dei fondi raccolti con il nuovo round di investimento, la cui chiusura è fissata per il prossimo ottobre, potrebbe essere tuttavia molto più alto. Come riferito da MBW una cordata di investitori avrebbe già portato la raccolta di fondi a superare i due miliardi di dollari, con la prospettiva che - entro l’autunno - altri investimenti possano fare salire il totale del finanziamento a oltre tre miliardi di dollari.

Universal Music Group è azionista di minoranza di Chord Music Partners, con una partecipazione al capitale pari al 26%. I cataloghi controllati dalla società includono le opere di star internazionali come Morgan Wallen, The Weeknd, David Guetta, Lorde e John Legend.

Chord Music Partners, nuova maxi raccolta fondi

Tra i nuovi investitori della società (sostenuta da Universal Music) Searchlight Capital Partners

Spotify ha siglato un accordo con Waymo, la società di taxi a guida autonoma controllata da Alphabet - la società madre di Google, che a sua volta controlla un altro servizio di streaming musicale, Youtube Music: sui veicoli dell’azienda operanti a Phoenix, San Francisco e Los Angeles gli utenti potranno accedere ai propri account Spotify da un touch screen installato nello spazio riservato ai passeggeri. Per accedere al DSP i clienti di Waymo dovranno scansionare un apposito QR Code tramite l’app della società di taxi: una volta sincronizzato l’account Spotify con il cliente, tutte le corse prenotate con il medesimo account Waymo avranno in memoria il relativo account Spotify associato - almeno fino a quando il titolare non vorrà dissociarlo.

Quella annunciata in questi giorni non è la prima partnership che la piattaforma di streaming musicale svedese ha siglato con aziende operanti nel settore della mobilità: da quasi dieci anni Spotify è legata a Uber da un accordo che permette ai clienti del servizio di taxi di ascoltare le proprie playlist personalizzate durante i trasferimenti senza interruzioni pubblicitarie.

Spotify, una partnership con Waymo

Il DSP sarà attivo sui taxi a guida autonoma di Phoenix, San Francisco e Los Angeles

Il governo thailandese ha firmato un accordo quinquennale con gli organizzatori del Tomorrowland per lo sbarco del popolarissimo festival belga dedicato all’EDM nel paese asiatico: secondo le stime dell’autorità locale per il turismo l’evento, tra il 2026 e il 2030, attirerà oltre un milione di spettatori, per una ricaduta sul territorio pari a circa 483 milioni di sterline. Le autorità thailandesi collaboreranno alla produzione della manifestazione sia con la società madre organizzatrice del festival, la Tomorrowland International, sia con la sua filiale locale, la We Are One World Company Limited.

"Questo evento non si limita a ospitare un concerto: genererà anche opportunità di lavoro e un prezioso trasferimento di conoscenze, poiché gli organizzatori dell'evento coinvolgeranno un team numeroso, lavorando a stretto contatto con le comunità locali e il popolo thailandese", ha fatto sapere in una nota Thapanee Kiatphaibool, governatrice dell’autorità per il turismo in Thailandia.

Tomorrowland, nel 2026 lo sbarco in Thailandia

Dal governo di Bangkok il semaforo verde alla prima edizione locale del festival EDM

Dopo Universal Music Publishing e Warner Chappell, anche una delle principali società di edizioni indipendenti a livello internazionale, Kobalt, ha firmato con Spotify un accordo di licenza per lo sfruttamento del proprio repertorio negli USA: la nuova intesa supera quella precedente, basata sul contestato bundle tra musica e audiolibri, che aveva provocato una vera e propria sollevazione da parte del settore dell’editoria musicale, tanto da portare la National Music Publishers’ Association a parlare di <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-752529/nmpa-il-bundling-di-spotify-e-costato-230-milioni-di-dollari">perdite per oltre 230 milioni di dollari</a>.

Secondo quanto riferito dalle aziende, il nuovo accordo è stato progettato per “offrire maggiore flessibilità, efficienza, valore e protezione agli autori di canzoni negli Stati Uniti”, in funzione di “un più ampio spostamento verso strutture di licenza che consentono agli autori di canzoni di partecipare più direttamente al valore che il loro lavoro crea sulle piattaforme di streaming".

"Abbiamo sempre creduto che partnership migliori portino a risultati migliori", ha commentato Alex Norström, Co-President e Chief Business Officer di Spotify: “Questo accordo con Kobalt rafforza il nostro supporto agli autori attraverso un modello di licenza che sblocca una nuova crescita e amplierà il modo in cui la musica viene creata e condivisa oggi".

"Come più grande editore musicale indipendente impegnato nella difesa dei diritti degli artisti, questo accordo riafferma il nostro incrollabile impegno a garantire che i nostri autori siano retribuiti equamente per il loro lavoro e sottolinea l'importanza di modelli di licenza progressivi che riflettano l'uso reale della musica sulle piattaforme digitali”, ha aggiunto il CEO di Kobalt Laurent Hubert: "Questa partnership è un passo nella giusta direzione e non vediamo l'ora di continuare a lavorare con Spotify per aumentare il valore delle royalty degli autori”.

Tra i principali player editoriali a livello internazionale, a non aver ancora firmato un nuovo accordo con Spotify per gli Stati Uniti c’è Sony Music Publishing, considerato - su scala globale - il più grande editore musicale in termini di cataloghi gestiti: secondo fonti di stampa americane, la divisione editoriale della major sarebbe impegnata in un negoziato con i gestori del DSP, che - tuttavia - al momento non si sarebbe ancora concretizzato in un’intesa formale.

Spotify, anche Kobalt sigla un accordo di licenza per gli USA

Uno dei principali publisher indipendenti ‘supera’ il bundling con gli audiolibri

Scala ulteriormente la gravità delle accuse rivolte dagli editori musicali - come, tra gli altri, Universal Music Publishing Group e Concord - ad Anthropic, società sviluppatrice di modelli di AI generativa che - secondo i publisher - <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-752769/ai-tribunale-da-ragione-ad-anthropic-sul-training-non-autorizzato">avrebbe violato le leggi sulla proprietà intellettuale conducendo operazioni di training con materiale coperto da diritto d’autore</a>.

In un nuovo documento depositato presso il tribunale della California in questi giorni dai querelanti si sostiene che Anthropic abbia utilizzato un sito di webtorrenting - nello specifico, BitTorrent - per procurarsi il materiale utilizzato per “addestrare” il proprio modello: secondo i publisher, l’accusa deriverebbe da un’altra causa intentata ad Anthropic nel 2023 da diversi autori di libri, secondo i quali Claude - il modello LLM sviluppato dalla stessa Anthropic - sarebbe stato addestrato su volumi reperiti su BitTorrent senza l’autorizzazione degli editori.

"Anthropic non ha mai rivelato agli editori in questo caso di aver utilizzato BitTorrent per copiare libri contenenti le loro opere da siti pirata in questo modo, nonostante le richieste di informazioni degli editori richiedessero esattamente questo tipo di informazioni", si legge nel documento depositato in tribunale dagli editori musicali. Se la corte dovesse accogliere la nuova tesi accusatoria, le accuse nei confronti di Anthropic si aggraverebbero notevolmente: all’impiego di materiale non autorizzato si aggiungerebbe anche l’imputazione per distribuzione di materiale coperto da copyright senza licenza, essendo BitTorrent una sistema di condivisione decentralizzato che consente a tutti gli utenti non solo di scaricare i file, ma anche di fare da “fornitori” di file o parti di essi ad altri utenti del servizio.

Anthropic, nuove accuse dagli editori musicali

Secondo i querelanti la società avrebbe utilizzato BitTorrent per il training della sua Gen AI

Sony è tornata a farsi sentire nel mercato delle cuffie hi-end con le WH-1000XM6, provando a ristabilire un primato di un mercato che vi raccontiamo spesso da queste parti, sempre competitivo e in continua evoluzione, tra marchi storici come la stessa Sony, Beats, Bose e altri più recenti – da Apple a Sonos – che insidiano il primato o si prendono il trono. In questo contesto, Sony ha sempre recitato un ruolo di primo piano, sia nel segmento degli auricolari (fu la prima a introdurre la cancellazione del rumore, anticipando le AirPods Pro), sia nelle “cuffione”: la linea WH-1000XM è sempre risultata tra le migliori, per resa sonora e funzioni. Non si tratta di una rivoluzione, bensì di una raffinata evoluzione rispetto alle WH-1000XM5, diffuse 3 anni fa, che segnarono una svolta rispetto al modello precedente in termini di design, più essenziale. La nuova versione ha lo stesso design del modello precedente, un gran audio e reintroduce un meccanismo pieghevole che le rende nuovamente portatili, una nuova custodia compatta e magnetica. Sony, per lanciarle, ha avviato una partnership con Post Malone, scelto come testimonial del prodotto.

<h2>Novità tecniche e audio</h2>

Rispetto alle WH-1000XM5, le nuove XM6 introducono alcune modifiche sostanziali che ne migliorano l’esperienza d’uso. Il design rimane simile, ma torna finalmente la possibilità di piegarle e collassarle, con un archetto più largo e confortevole che facilita l’uso prolungato. Le XM6 garantiscono fino a 30 ore di autonomia con ANC attivo e ricarica rapida che offre 3 ore di ascolto in 3 minuti. Se usiamo come termine di paragone sempre le AirPods, hanno il vantaggio – tipico delle Sony – di un peso decisamente contenuto che assicura comfort. I cuscinetti sono in materiale sintetico (che d’estate scalda un po’ le orecchie, però). Ora è possibile ascoltare mentre si ricarica (via USB-C e cavo AUX). Infine, la portabilità è potenziata da una custodia magnetica più compatta e funzionale. 
La cancellazione del rumore, già eccellente sulle XM5, beneficia di un nuovo processore. Le specifiche tecniche dicono che le XM6 hanno un nuovo processore HD Noise Cancelling QN3: 7 volte più veloce del chip delle XM5, gestisce in tempo reale 12 microfoni (contro gli 8 del modello precedente), migliorando soprattutto la cancellazione del rumore e la funzionalità trasparenza – è vero e si sente, ma in questo campo le AirPods Max rimangono sul trono, per la naturalezza del filtro dei rumori esterni. Sulla qualità sonora per la musica invece, se la giocano: hanno un suono ricco e potente, un po’ più corposo e orientato ai bassi rispetto alle Apple – anche se ovviamente personalizzabile tramite EQ a 10 bande nell’app Sound Connect.

<h2>Mercato e concorrenza</h2>

Sony punta quindi a riprendere la propria leadership nella fascia premium considerando soprattutto che le WH-1000XM6 sono versatili e funzionano bene con ogni sistema e hardware – a differenza delle AirPods Max, che sono più costose e pensate per utenti Apple, grazie all’integrazione (Spatial Audio, commutazione automatica, ecc.). Anche queste hanno un prezzo elevato, 449 €, ma in linea con la fascia. Il rapporto qualità/prezzo è ottimo – sul mercato si trovano ancora le WH-1000XM5 a un prezzo sensibilmente più basso, ma i miglioramenti spingono decisamente verso questo modello, e ora Sony offre un pacchetto più completo.

Sony conferma la sua strategia: migliorare (non rivoluzionare) il design e consolidare la posizione in un mercato sempre più agguerrito.

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Mercato dell’hardware audio, Sony rilancia sulle cuffie

Una partnership con Post Malone per le WH-1000XM6: la prova

Non c’è pace per Spotify in Turchia: dopo le <a href="https://www.rockol.it/news-753165/spotify-fuori-dalla-turchia">tensioni affiorate a metà dello scorso luglio</a>, nel paese del Bosforo il DSP svedese è tornato nell’occhio del ciclone dopo che diversi artisti di spicco della scena locale - tra i quali Aydilge, Ferhat Gocer e Oguzhan Koch - hanno chiesto più trasparenza, da parte dei gestori del servizio, riguardo la compilazione delle playlist editoriali, veicolo di fondamentale per la diffusione delle produzioni discografiche nazionali. L’accusa, nemmeno troppo velata, è che i responsabili editoriali della piattaforma abbiano concesso maggiore visibilità a determinati repertori in cambio di tangenti.

Per rispondere alla preoccupazioni della comunità artistica locale Spotify ha fatto sapere di aver avviato un’indagine interna, per appurare se effettivamente si siano verificati episodi distorsivi nella creazione delle playlist e se si siano verificati episodi di corruzione che abbiano coinvolto i dipendenti della filiale locale della piattaforma.

Oltre all’indagine avviata il mese scorso dall’autorità locale garante della concorrenza e del mercato - Rekabet Kurumu - Spotify negli ultimi giorni è stata criticata anche dal Viceministro turco della Cultura e del Turismo Batuhan Mumcu, che ha accusato la piattaforma di non rimuovere playlist generate dagli utenti giudicate dalle istituzioni “incompatibile con i valori culturali e morali della nostra nazione”.

Secondo indiscrezioni fatte affiorare dal Times Spotify, benché ufficialmente si sia detta disponibile a collaborare con le autorità di Ankara, starebbe valutando l’idea di uscire dal mercato turco. L’eventuale chiusura della filiale locale della piattaforma rappresenterebbe un duro colpo sia per lo stesso DSP, che si vedrebbe costretto a rinunciare a uno dei mercati discografici a più alto tasso di crescita a livello globale, sia per il settore turco della musica registrata, per il quale Spotify rappresenta il veicolo principale (con una quota di mercato pari al 65%) di fruizioni per gli appassionati del paese.

Spotify, ancora problemi in Turchia

Alcuni artisti locali accusano il DSP di gravi opacità nella compilazione delle playlist

Sal Da Vinci ha siglato un accordo discografico con Warner Music Italy: a darne annuncio è stata la stessa filiale italiana della major attraverso i propri canali social ufficiali.

Legato inizialmente a Ricordi - per i suoi primi due album, l’eponimo debutto del 1994 e “Un po’ di noi” del ‘96 - e successivamente legato a EMI (per “Solo” del 1998), Da Vinci nel corso della sua carriera ha pubblicato anche per BMG, Sony Music e Universal Music: il suo ultimo album di studio, “Siamo gocce di mare” del 2021, è stato dato alle stampe dall’indipendente Cose Production, etichetta di proprietà dello stesso artista.

Sal Da Vinci firma con Warner Music Italy

Nuovo ingresso nel roster della filiale italiana della major

<a href="http://musicbiz.rockol.it/tutto-su/nuovoimaie-453984">NUOVO IMAIE</a>&nbsp;propone una serie di incontri con protagonisti e protagoniste del panorama musicale italiano per parlare dei loro progetti, ma anche per approfondire le dinamiche che ruotano intorno all’essere Artista Interprete Esecutore.

Benché noto al grande pubblico grazie alle apparizioni a trasmissioni televisive come Made in Sud, Colorado, Stasera tutto è possibile, Mad in Italy e Audiscion, Gino Fastidio nasce come musicista: l’artista napoletano, nel 2005, debutta con un trio disco-punk, con il quale si segnala sul panorama underground con tre autoproduzioni - "L’era dello sporco digitale" (2005), "Odio l’era moderna" (2006) e "Io rifletto" (2009). Diventato popolare grazie al passaparola nel circuito live indipendente, il performer campano decide di cambiare strada, avvicinandosi al cabaret e trasformandosi in “cantautore comico”. La popolarità raggiunta grazie al piccolo schermo, tuttavia, non ha tolto a Gino Fastidio la voglia di tornare al proprio primo amore: lo scorso 6 giugno è uscito per Full Heads Records “Trockstar”, primo album ufficiale dell’artista partenopeo, che fonde alla comicità surreale che l’ha fatto conoscere alla platea generalista sonorità electro-punk. Un ritorno alle origini “necessario”, ha spiegato l’artista, che ha parlato della sua prova sulla lunga distanza come di una “liberazione”. Un disco comico, ma non necessariamente demenziale, almeno nell’accezione meno nobile del termine. Perché - come spiega lui - “chi l’ha detto che non si può ridere senza esprimere il disagio che ci circonda?”... 
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Presentando “E’ gas”, hai parlato di “Trockstar” come di “un debito che volevo saldare da anni”: c’è stato qualcosa che ti ha fatto sentire che era arrivato il momento giusto?

E’ stata più che altro una necessità: sono arrivato al punto da non poter più aspettare. Non ce la facevo più a tenere le canzoni nel cassetto, così, con l’aiuto di Luciano [Chirico, CEO di Full Heads Records, ndr], le ho pubblicate. Sentivo fosse necessario farlo… 
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Quanto tempo hai lavorato sulle canzoni finite in “Trockstar”?

In media tre o quattro anni, anche se su alcune stavo lavorando dal 2020. Su altre addirittura da prima del Covid, più o meno dal 2018… 
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Qual è stata la fase più lunga, in sede di lavorazione? La scrittura o la produzione musicale?

Per la verità, entrambe. C’è stata una prima fase di lavorazione che mi ha impegnato più sul versante musicale, poi - in un secondo momento - mi sono dedicato all’adattamento dei testi in funzione delle basi che avevo creato… 
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Il tuo progetto musicale è nato vent’anni fa, nel 2005: come hai ritrovato il mondo della musica, in tutto questo tempo? Cosa è cambiato in meglio? E cosa in peggio?

All’epoca facevamo punk demenziale, e ricordo che a Napoli, come nel resto dell’Italia, c’era una scena underground veramente corposa. Oggi, purtroppo, non si suona più. Intendo nei club. E quando si suona, anche i cantanti usano le basi. Non è una critica, vorrei essere chiaro: le basi le uso anch’io… 
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Per quelle che sono le sonorità di “Trockstar”, la tua è però una scelta artistica, non di comodo…

Sì, il suono che cercavo era quello. La presentazione del disco l’abbiamo fatto in trio, chitarra, basso e batteria, ma mi piace e mi diverte usare l’elettronica. In genere ho due set differenti: nelle situazioni più “comode”, quelle dove si può suonare live, sentendosi bene e divertendosi, la formazione che uso è il trio. Nei contesti meno attrezzati, invece, ricorro al one man show, accompagnandomi con la chitarra e le basi: dopo tutto, è la formula più semplice da organizzare… 
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Prima hai utilizzato il termine “demenziale”, al quale spesso ti si vede accostato dai media. Ti piace, come definizione, o ti va stretta? O la apprezzi in virtù del retaggio musicale che si trascina dietro, dagli Skiantos agli Elio e le Storie Tese?

Essere accostato agli artisti che hai citato non mi dispiace affatto, quindi in questo senso non ho nulla contro il termine demenziale. Però, probabilmente, non è proprio demenziale in senso stretto. Ha più a che fare con il nonsense. E poi, ovviamente, spero che l'effetto sia comico… 
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Quanto assomiglia il tuo processo di scrittura da cantautore a quello da stand up comedian? Qual è il vantaggio che gli anni passati tra teatro e cabaret ti hanno dato come artista musicale?

Sono due processi piuttosto diversi. Ho un home studio, a casa, e quando ho iniziato a fare musica il tutto è partito da fare esperimenti con gli strumenti che avevo a disposizione. Poi, pian piano, mi accorgevo in avere in mano delle tessere di un puzzle che potevo comporre, abbinando le varie basi musicali a dei testi che avevo pronti. Così ho costruito le mie canzoni. A differenza del lavoro sugli spettacoli di stand-up comedy, non partivo dall’idea di voler dire qualcosa di particolare, che invece sta alla base del mio lavoro da comico - dove, invece, la parola è assolutamente centrale, perché tutto parte da lì. Un caso ancora diverso - probabilmente a metà strada tra i due già citati - sono le canzoni [in “Trockstar, in particolare, “Skizzikea” e “Canewedde”, ndr] scritte chitarra e voce… 
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Da un punto di vista musicale, quali sono i tuoi riferimenti?

Mi piacciono i Daft Punk, i Kraftwerk e moltissime altre cose. Ascolto tantissima musica, ma non ho avuto riferimenti precisi, per “Trockstar”: non ho seguito un approccio particolare, in fase di lavorazione, concedendomi molta libertà… 
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Il tuo progetto musicale è completamente indipendente: è una scelta precisa, o semplicemente è stata la cosa più naturale per la natura del progetto stesso?

Per pubblicare “Trockstar” non ho cercato contatti con le etichette. Mi sono sentito direttamente con Luciano di Full Heads, per spiegargli il progetto. Lui ha mostrato interesse, quindi abbiamo definito i dettagli e siamo partiti: ho trovato una porta aperta e ci sono entrato immediatamente. Quindi no, non c’è stata una riflessione particolare, dietro a questa scelta… 
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Per la realizzazione di “Trockstar” hai ricevuto il contributo di NUOVOIMAIE: credi che un supporto “istituzionale” di questo genere sia importante per gli artisti che - come te - sono esterni al circuito major?

Sì, è stato molto importante. Produrre un album comporta delle spese economiche, che possono rendere difficile la gestione di un progetto: ricevere questo contributo, quindi, è stato molto bello. Allargando il campo, il lavoro di NUOVOIMAIE, anche in termini di divulgazione circa il tema dei diritti degli artisti, è fondamentale: io stesso, nonostante una carriera lunga più di vent’anni, continuo a scoprire cose nuove… 
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Stai già pensando a dare un seguito a “Trockstar”?

Per natura non riesco a stare fermo, quindi sì, sto già lavorando a nuove canzoni. Mi piacerebbe fare un disco grunge, con una direzione completamente diversa da quella di “Trockstar”, qualcosa che incorpori anche derive prog. Lo farò con la band, perché mi piace suonare dal vivo… Sì, sarà interessante: sono contento di quello che sto facendo.

Gino Fastidio

Gino Fastidio ha saldato il suo debito con la musica

Lo stand up comedian torna al suo primo amore con 'Trockstar': 'Più nonsense che demenziale. E...'

Nel secondo trimestre del 2025 Tencent Music, in principale servizio di streaming musicale cinese, ha visto le proprie entrare crescere su base annua del 17,1% a quota 611 milioni di dollari: benché il totale degli utenti attivi mensili sia diminuito (del 3,2%, a 553 milioni di unità), il DSP ha visto i propri abbonati premium crescere del 6,3% (a quota 124,4 milioni), con un ricavo medio per utente in crescita del 9,3% a 1,63 dollari per unità.

A trainare la performance è stata la nuova formula di abbonamento “Super Vip”, programma dedicato ai superfans - molto simile a quello ancora allo studio da parte di Spotify - che, nonostante i costi superiori a quelli standard, dalla sua presentazione ha raccolto oltre 15 milioni di abbonati.

"La nostra attenzione all'innovazione del prodotto per offrire esperienze utente immersive ha guidato una solida crescita nel nostro business musicale online”, ha dichiarato il CEO di Tencent Music Ross Liang: “Ciò si riflette nella continua espansione sia della nostra base di abbonati che dell'ARPPU, oltre a un maggiore coinvolgimento degli utenti. Siamo particolarmente lieti di vedere che i nostri abbonati Super Vip abbiano recentemente superato i 15 milioni, un nuovo traguardo che riflette la profonda fiducia e la fedeltà nei nostri confronti. Vediamo un grande potenziale nel settore dell'intrattenimento musicale e continuiamo a impegnarci a investire in nuove iniziative che creino valore e impatto duraturi per i creatori musicali e i consumatori”.

"Sebbene la nostra attività di abbonamento musicale sia rimasta un fattore di crescita fondamentale, la nostra gamma in espansione di servizi legati alla musica, tra cui pubblicità, concerti e merchandising degli artisti, ha mostrato uno slancio impressionante”, ha aggiunto il Presidente di Tencent Music Cussion Pang: "Mentre continuiamo a espandere la nostra piattaforma, ci concentriamo sulla creazione di una destinazione di servizi musicali dinamica e completa che dia potere ai creatori di contenuti e rimodelli i rapporti con gli amanti della musica in modi significativi”.

Tencent Music, nel Q2 2025 ricavi su del 17,1%

Entrate per 611 milioni di dollari grazie (anche) ai superfans

Si aggiunge un nuovo capitolo all’estenuante saga della quotazione sui mercati di StubHub, la piattaforma di secondary che dopo la <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-724762/viagogo-cedute-attivita-stubhub-dopo-accordo-antitrust-inglese">fusione della propria branca nordamericana con Viagogo nel 2021</a> ha tentato <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-727603/secondary-ticketing-stubhub-verso-la-quotazione">un primo sbarco sui mercati azionari nel 2022</a>, per poi <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-743862/secondary-ticketing-stubhub-ancora-verso-la-quotazione">riprovarci (senza successo) prima nel 2024</a> e poi <a href="https://musicbiz.rockol.it/news-750835/stubhub-pronta-per-l-ipo">nel marzo di quest’anno</a>: secondo quanto riferito da The Information i gestori del servizio avrebbero presentato alla Securities and Exchange Commission - autorità di regolamentazione americana dei mercati azionari - ieri, lunedì 11 agosto, una nuova richiesta di IPO. L'obiettivo, sempre secondo la testata americana, sarebbe quello di sbarcare il borsa in autunno.

Il quarto tentativo dell’azienda di quotarsi sul mercato, tuttavia, non è detto che abbia esito positivo. Sempre nelle ultime ore la società ha presentato i dati relativi al secondo semestre del 2025, che hanno evidenziato un rallentamento nei ricavi (dal 30% dello scorso anno al 10% di oggi, a quota 398 milioni di dollari) con una liquidità praticamente dimezzata dal 14% al 7%: per gli analisti di StubHub l’opacità della performance sarebbe imputabile a “variazioni nelle modalità di svolgimento dei grandi eventi musicali e sportivi”.

La storia infinita: StubHub, nuovo tentativo di IPO

La piattaforma verso la quotazione in autunno: ma l’ultima trimestrale dice che…

Sta diventando un caso internazionale l’<a href="https://musicbiz.rockol.it/news-751561/streaming-tax-major-canadesi-passano-al-contrattacco">Online Streaming Act, legge canadese - più nota come streaming tax</a> - che impone ai DSP di versare il 5% dei ricavi generati dalle attività nel Paese allo Stato. Il testo, pensato per sostenere gli artisti indipendenti locali, è finito nel mirino di una delegazione repubblicana del Congresso degli Stati Uniti.

In una lettera indirizzata alla Presidenza USA i firmatari hanno invitato la Casa Bianca a fare pressioni sul governo di Ottawa perché il provvedimento venga abrogato: la speranza della rappresentanza repubblicana è che il tema della streaming tax venga inserito nei negoziati con il Canada per la definizione dei dazi commerciali con gli Stati Uniti, attualmente fissati dall’amministrazione Trump al 35%, tra le percentuali più alte fissate a livello internazionale.

"Questo settore rappresenta un motore di crescita economica per gli Stati Uniti, e dovrebbe essere considerato prioritario nei nostri negoziati in corso con il Canada”, si legge nella lettera, dove il volume d’affari dello streaming a beneficio degli USA è stato stimato (per il 2023) in 70 miliardi di dollari (14,3 dei quali derivanti dallo streaming musicale): secondo i diciotti firmatari della richiesta lo streaming act canadese “discrimina chiaramente le aziende americane, interferisce con la scelta dei consumatori e danneggia gli artisti e i titolari dei diritti americani".

Al momento non è chiaro se il governo canadese presieduto da Mark Carney posso considerare l’eventualità di abrogare la norma varata dal suo predecessore, Justin Trudeau: sul tema, la portavoce del primo ministro Emily Williams ha preferito evitare commenti.

Streaming tax, i Repubblicani USA contro il governo canadese

Pressioni sulla Casa Bianca per portare Ottawa all’abrogazione: ‘Discrimina le aziende americane’

Nella classifica Top Album FIMI/ GfK Top of the Music sponsored by SCF relativa alla settimana dal 1 agosto 2025 al 7 agosto 2025 in prima posizione risale dalla seconda posizione&nbsp;OLLY con l'album TUTTA VITA, che scalza dalle vetta&nbsp;SADTURS &amp; KIID con NO REGULAR MUSIC 2. In terza posizione si colloca GEOLIER con DIO LO SA - ATTO II, che avanza dalla quarta posizione.

Non si segnalano nuove entrate nelle prime dieci posizioni della chart.

Nella classifica Top Singoli FIMI/ GfK Top of the Music sponsored by SCF relativa alla settimana dal 1 agosto 2025 al 7 agosto 2025 "A ME MI PIACE" di ALFA &amp; MANU CHAO risale dalla seconda posizione alla prima, lasciandosi alle spalle&nbsp;"HALO" di SAMURAI JAY &amp; VITO SALAMANCA, in risalita&nbsp;dalla sesta posizione. Scende di poco ma rimane tra i primi tre "DÉSOLÉE" di ANNA, che passa dalla prima alla terza posizione.

Non si segnalano nuove entrate nelle prime dieci posizioni della chart.

<a href="https://www.rockol.it/classifica-fimi-billboard-uk-radio-dischi-piu-venduti?preview=a608820c8b02f821fd24a9f57f9db081#Classifichee%20polemiche&amp;refresh_ce">Classifiche: speciale e aggiornamenti continui qui</a>.

Olly

Classifiche, novità 7 agosto: Olly torna in testa

'Tutta la vita' è l'album più ascoltato della settimana

L’etichetta italiana di musica cristiana La Gloria ha ottenuto un riconoscimento in occasione della prima edizione dei Catholic Music Awards, evento promosso dalla Fondazione Ramon Pané per valorizzare la musica cattolica a livello globale la cui cerimonia di premiazione si è tenuta lo scorso 27 luglio presso l’Auditorium della Conciliazione, in Vaticano. Alla label è stato assegnato il premio - destinato alle case discografiche - come miglior “Realtà musicale”.

“Questo evento, che certamente ha bisogno di maggiore sostegno da parte di tutta la Chiesa, accende un faro sui tanti artisti che si spendono quotidianamente in quello che è un vero e proprio ‘ministero’: quello di evangelizzare utilizzando quel potente e bellissimo strumento che è la musica”, ha dichiarato il direttore artistico della label Andrea Marco Ricci:&nbsp;“E' una festa più che un concorso, perché riunisce artisti di tutto il mondo accomunati dalla stessa passione e dalle stesse scelte, promuove la pace tra i popoli e l’unità della Chiesa, una grande occasione di fraternità dove tutti siamo invitati a gareggiare solo nello stimarci a vicenda e a incoraggiarci. Lavoriamo perché ce ne possano essere altre edizioni. Che sia di incoraggiamento a tutti gli artisti, premiati, nominati o meno cui va il nostro sostegno e abbraccio”.

Alla loro prima edizione, i Catholic Music Awards hanno ricevuto quasi 1.500 candidature da tutto il mondo, con riconoscimenti in varie categorie per artisti di lingua italiana, inglese, spagnola e portoghese. La serata, aperta dal Cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, ha visto le esibizioni di artisti internazionali come Matt Maher e Rob Galea, insieme agli italiani Gen Verde, The Sun, Debora Vezzani, Kantiere Kairòs e d_Peppe.

Nelle categorie dedicate agli artisti La Gloria ha visto diversi artisti del proprio roster premiati come - tra gli altri -&nbsp;The Sun (miglior band, miglior video e canzone italiana), Reale (miglior brano in portoghese, miglior brano rock e pop),&nbsp;Debora Vezzani (miglior cantante femminile).

All’artista italiano e star internazionale Andrea Bocelli è andato un premio alla carriera.

A <a href="https://catholicmusicawards.world/winners-italiano/">questo indirizzo</a> è disponibili l'elenco dei riconoscimenti assegnati.

I Catholic Music Awards hanno anticipato di qualche giorno il Giubileo dei Giovani, che il 2 agosto scorso, a Tor Vergata, ha visto oltre trenta artisti esibirsi in occasione della Veglia con Papa Leone XIV davanti a oltre un milione di giovani: tra gli artisti intervenuti - oltre ai già citati Reale e The Sun - ci sono stati gli italiani Gen Rosso, Kantiere Kairòs, Marco Mammoli, Elena Martelli e Nuovi Orizzonti Music, Dajana con Erminio Sinni, Rinnovamento nello Spirito Santo, Grande Coro Hope Music e Tu sei Bellezza, e le star internazionali Matt Maher (titolare di nove nomination ai Grammy e tre volte vincitore del GMA Dove Award), Sarah Kroger e il brasiliano Thiago Brado (che ha lanciato con i Reale il duetto “La mia essenza”, versione italiana di un suo successo internazionale). Il Volo è intervenuto per una partecipazione straordinaria con una performance accompagnata dal Coro della Diocesi di Roma diretto dal Mons. Marco Frisina.

Catholic Music Awards, premiata l’etichetta La Gloria

Vittoria della label come miglior ‘Realtà musicale’. Tanti i riconoscimenti per gli artisti italiani

Nel secondo trimestre del 2025 Live Nation ha registrato ricavi per 7 miliardi di dollari, in crescita del 16% su base annua: al brillante risultato - che ha portato il reddito operativo del gruppo californiano a 487 milioni di dollari (+4% su base annua) ha contribuito la redditività record dei concerti e la partecipazione dei fan, aumentata del 14% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno a 44 milioni (con la presenza ai grandi eventi negli stadi addirittura triplicata).

I biglietti venduti hanno superato la soglia del 130 milioni, in crescita del 6%. L’andamento delle vendite è stato definito dall’azienda “ottimo” in tutte le fasce di prezzo: oltre il 40% degli show ha esaurito il 95% degli ingressi a disposizione nella prima settimana di messa in vendita. Alla luce dei risultati conseguiti al termine del primo semestre, gli analisti di Live Nation prospettano “un altro anno record”, con circa 70 milioni di fan accolti complessivamente ai propri concerti.

La divisione dedicata ai concerti di Live Nation ha fatto segnare il proprio miglior trimestre di sempre in termini finanziari, con 6 miliardi di dollari di entrate (+19% su base annua): a dare slancio alla performance è stato l’aumento del volume di spettatori di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo del 2024, grazie alle prestazioni particolarmente brillanti sui mercati europei, asiatici e dell’America Latina.

La divisione dedicata alle venue del gruppo sta puntando sull’ampliamento del portfolio delle strutture di proprietà, con una “pipeline di sviluppo in continua crescita, che prevede l'apertura di dieci nuove grandi strutture il prossimo anno, ciascuna con una capacità di 3.000 unità e oltre, negli Stati Uniti e nei mercati internazionali”. Secondo Live Nation gli investimenti in nuove costruzioni e in ristrutturazioni “continuano a generare rendimenti superiori al 20%”, grazie alla robusta redditività delle concessioni (in crescita a doppia cifra).

Ticketmaster, la divisione dedicata alla biglietteria del gruppo, ha registrato ricavi per 743 milioni di dollari, in crescita del 2% su base annua, con oltre 83 milioni di tagliandi venduti (+4% su base annua): anche in questo settore, a trainare la performance sono state le vendite sui mercati internazionali, cresciute a doppia cifra.

Live Nation Sponsorship, la divisione del gruppo dedicata alla pubblicità, nel Q2 è cresciuta del 9%, generando ricavi per 341 milioni di dollari grazie all’ampliamento del portafoglio di partnership, che ha riguardato brand come Kraft Heinz, Airbnb e Samsung.

"L'espansione globale continua a trainare la crescita dei tour, con l'affluenza dei fan che raggiunge nuovi massimi e un forte acquisto di biglietti a ogni fascia di prezzo, dai VIP alle ultime file”, ha dichiarato il Presidente e CEO di Live Nation Michael Rapino: “Per rispondere a questo slancio, stiamo ampliando il nostro portfolio di location globali e investendo negli artisti che rendono tutto ciò possibile. Continuiamo a registrare ricavi e vendite di biglietti per concerti da record e, con investimenti concentrati sui mercati in forte crescita e sulle esperienze dei fan, siamo posizionati per aumentare il reddito operativo e il reddito operativo rettificato a due cifre quest'anno e negli anni a venire”.

Live Nation, nel Q2 2025 ricavi su del 16% a $ 7 miliardi

La performance trainata dalla crescita internazionale: record di biglietti venduti

Sarà “un’edizione straordinaria” quella del 2025 del KeepOn Live Fest, meeting nazionale degli spazi di musica dal vivo promosso dalla rete KeepOn Live: l’evento, in programma per i prossimi 24, 25 e 26 settembre, si terrà tra Palermo e Novara.

La prima parte della manifestazione, tra il 24 e 25 settembre, sarà ospitata da Palermo, e - oltre a panel e showcase - farà da cornice alla tappa inaugurale del corso di formazione nazionale di "Sounds Rights", il progetto di Note Legali - finanziato dall’Unione Europea tramite il programma LIVEMX -&nbsp; ideato per sostenere e formare professionisti e professioniste della filiera musicale.

“Nel 2025 il Fest tornerà in Sicilia, sempre a Palermo, a conferma del fatto che le cose che funzionano beneficiano anche della facoltà di ripetersi”, ha dichiarato Davide Fabbri, Presidente di KeepOn Live: “Una possibilità che è direttamente collegata al valore che la scena musicale attribuisce al nostro festival, l’evento di (e per) chi organizza eventi”. Come lo scorso anno, l’evento sarà diffuso tra vari spazi di musica live della città.

Il 26 settembre l’evento proseguirà a Novara all’interno di ArtLab, piattaforma dedicata al settore culturale sostenuta da Fondazione Cariplo e dal Comune di Novara, dove il focus sarà centrato sui nuovi modelli di investimento sugli spazi culturali, sullo sviluppo degli spazi sociali ibridi, sul ruolo della cultura nella rigenerazione territoriale e sull’innovazione digitale nei settori culturali e creativi. La tappa novarese si chiuderà con una festa per i 20 anni di KeepOn Live.

“Vent’anni di montagne russe per il contesto della musica dal vivo, che ha risentito di ogni accadimento globale, ma nei quali KeepOn non è rimasta indifferente: è cambiata e si è modellata per accompagnare gli spazi in questi passaggi e - oggi possiamo dirlo - riuscendo ad alzare l'asticella di riconoscimento, riconoscibilità e sostegno ai Live Club e Festival italiani”, ha dichiarato Federico Rasetti, direttore di KeepOn Live: “Lo testimonia il fatto che non basti più fisicamente andare in un una sola città ed in un solo territorio, ma sia anzi necessario rispondere a chiamate e approfondire luoghi diversi, nonché ibridare il settore degli spazi di musica dal vivo in contesti sempre più vari. Siamo contenti di vedere come si riconosca sempre più l’importanza degli spazi di musica dal vivo per la cultura, ma anche per i territori e lo vediamo soprattutto nei lavori di mappatura che abbiamo portato avanti in questi anni. Questo riconoscimento crediamo debba essere uno stimolo per la nostra filiera: parleremo molto, durante questa edizione del KeepOn Live Fest dell’importanza di auto-riconoscersi e di rimanere coesi, in un sistema dove la concentrazione di fondi, di economie e di politiche è sempre più accentrata sui grossi player,&nbsp; peraltro molto spesso stranieri. È fondamentale che il settore degli spazi inizi a ragionare su come mettere in comune delle risorse per rafforzarsi, anche attraverso la rappresentanza, e quindi contare sempre di più, forti del ruolo culturale che la musica agisce in Italia”.

Il programma degli eventi sarà comunicato nel dettaglio nelle prossime settimane sul sito ufficiale di KeepOn Live.

KeepOn Live Fest 2025, l’evento si sdoppia tra Palermo e Novara

I primi dettagli sulla prossima edizione del meeting degli spazi di musica dal vivo

AGCOM ha reso note le modifiche al Regolamento in materia di tutela del Diritto d’Autore sulle reti di comunicazione elettronica, inserendo nuove previsioni di tutela dei prodotti musicali al termine di un processo iniziato lo scorso marzo con l’avvio di una consultazione pubblica partecipata da FPM – Federazione contro la Pirateria Musicale e Multimediale.

“In sede di consultazione FPM aveva chiesto di estendere l’utilizzo della piattaforma Piracy Shield alle pre-release (opere diffuse abusivamente prima del loro rilascio ufficiale sul mercato) e di garantire le forme di tutela delle piattaforme a tutte le opere sonore per le due settimane successive alla loro pubblicazione”, ha fatto sapere la Federazione contro la Pirateria Musicale e Multimediale in una nota: “Accogliendo le richieste dell’industria musicale, AGCOM si pone ancora una volta all’avanguardia nella tutela della proprietà intellettuale, arricchendo il Regolamento di nuovi e preziosi strumenti”.

“A conferma dell’impegno continuo nella difesa dei diritti dell’industria musicale, FPM può contare sugli strumenti operativi di alto livello di DcP – Digital Content Protection, società di servizi di alto profilo tecnologico fondata e posseduta dalla Federazione”, ha spiegato la federazione: “Nata dall’esperienza trentennale di FPM, DcP supporta l’attuazione delle strategie di enforcement e il dialogo tecnico con le Autorità, contribuendo a rendere sempre più efficace il sistema di contrasto alla pirateria online”.

Il nuovo regolamento prevede il blocco dei siti che mettono a disposizione abusivamente le pre-release entro 30 minuti dalla segnalazione e che mettono a disposizione opere musicali pubblicate nelle due settimane precedenti entro 30 minuti dalla segnalazione: è stata inoltre confermata la possibilità di bloccare a livello IP i siti illegali in qualsiasi caso.

FPM, Piracy Shield più potente contro la pirateria musicale

Accolte dall'AGCOM le richieste dell'industria di settore

Nel secondo trimestre del 2025 Warner Music ha registrato un fatturato complessivo pari a 1,68 miliardi di dollari, in crescita del 8,7% su base annua.

I ricavi da musica registrata sono aumentati dell'8,2% su base annua, “trainati - spiega la major - dagli incrementi nei ricavi digitali, nei servizi agli artisti e nell'ampliamento dei diritti e delle licenze, parzialmente compensati da una diminuzione dei ricavi fisici”. I ricavi dal digitale sono aumentati del 5,3%, con quelli da streaming cresciuti del 3,7%.&nbsp;

“La crescita dei ricavi da musica registrata è stata influenzata negativamente dalla risoluzione di BMG, che ha comportato una riduzione di 14 milioni di dollari rispetto al trimestre dell'anno precedente (10 milioni di dollari in formato fisico e 4 milioni di dollari in streaming)”, ha spiegato WMG: “Al netto di queste voci, i ricavi totali sono aumentati del 10,1%, e i ricavi digitali sono aumentati del 6,7%. I ricavi da licenze sono aumentati del 23,3%, “trainati dagli accordi di licenza principalmente nel Regno Unito e in Cina e dalla tempistica di altri accordi per violazione del copyright”. I ricavi derivanti dai servizi agli artisti e dall'espansione dei diritti sono aumentati del 22,6%, “grazie ai maggiori ricavi derivanti dalla promozione dei concerti, principalmente in Francia e Spagna”. I ricavi generati dai mercati fisici sono diminuiti dello 0,8%, “poiché la crescita derivante dalle ottime uscite in Corea e Giappone è stata compensata dall'impatto di 10 milioni di dollari della risoluzione del contratto con BMG”.

I ricavi dell'editoria musicale sono aumentati del 10,2% su base annua. “L'aumento è stato trainato dalla crescita dei ricavi digitali, delle performance, della sincronizzazione e della musica meccanica”, ha chiarito il gruppo: “I ricavi digitali sono aumentati del 5,2% e i ricavi dello streaming sono aumentati del 5,2%, trainati dall'impatto dei rinnovi degli accordi digitali, principalmente negli Stati Uniti. I ricavi delle performance sono aumentati dell'11,5%, attribuibile alla crescita di concerti, radio ed eventi dal vivo principalmente in Europa”. Il segmento delle sync è cresciuto del 28,6%, mentre i ricavi da riproduzione meccanica sono aumentati del 23,1%.

L'utile operativo è diminuito del 18% a 169 milioni di dollari rispetto ai 207 milioni di dollari del trimestre dell'anno precedente: l’utile operativo lordo rettificato è aumentato del 18% a 373 milioni di dollari, rispetto ai 316 milioni di dollari del trimestre dell'anno precedente, mentre la liquidità generata dalle attività operative è diminuita a 46 milioni di dollari rispetto ai 188 milioni di dollari del trimestre dell'anno precedente.

"In questo trimestre abbiamo ottenuto grandi successi in classifica, abbiamo visto nascere star nel nostro roster, e abbiamo registrato una forte crescita del fatturato e guadagni di quote di mercato”, ha commentato Robert Kyncl, CEO di Warner Music Group: “Tutti fattori che dimostrano che la nostra strategia sta funzionando. Mentre continuiamo a far evolvere la nostra azienda, ci stiamo concentrando sugli artisti, sugli autori e sui mercati con il maggiore potenziale, ampliando al contempo il nostro catalogo iconico e creando team e strumenti dinamici che aiuteranno i nostri talenti ad avere il maggiore impatto globale".

"La nostra solida performance in questo trimestre riflette il nostro impegno a investire nella grande musica, a promuovere una maggiore efficienza e a creare valore a lungo termine per i nostri artisti, autori e azionisti", ha aggiunto Armin Zerza, CFO di Warner Music Group: "Ci concentriamo sull'accelerazione della crescita del nostro core business, sull'espansione dei margini e sull'impiego del capitale in modo da rafforzare il nostro impatto creativo e finanziario".