Sette milioni e mezzo di italiani, pari al 27 % della popolazione che utilizza Internet, sono (meglio: dichiarano di essere) disposti a sottoscrivere un abbonamento a un servizio di musica digitale che garantisca loro accesso illimitato alla musica preferita; tre milioni (il 12 % degli utenti) sottoscriverebbero un servizio analogo sul loro telefono cellulare. <i> Nella guerra infinita dell’industria contro il <i>file sharing</i> pirata non tutto è perduto, stando alle ultime risultanze del’Osservatorio Permanente sui Contenuti Digitali presentate venerdì scorso, 18 settembre, a Milano. L’indagine a campione 2009 condotta da Nielsen per conto di FIMI, di PMI e delle principali associazioni del comparto editoriale, cinematografico e audiovisivo sembra anzi rilevare una lieve riduzione percentuale nell’accesso alle reti <i>peer to peer</i> (23 % nel 2007, 24 % nel 2008, 21 % quest’anno), che pure cresce in valore assoluto con l’incremento del numero degli italiani che si collegano a Internet (oggi sono 28 milioni, 5 milioni in più di due anni fa). Cresce anche, tra gli utenti della Rete, l’interesse manifestato nei confronti dei contenuti musicali rintracciabili in rete: riguarda il 64 % del campione, una percentuale inferiore solo alla ricerca di informazioni sui viaggi e nettamente superiore (soprattutto tra i cosiddetti <i>heavy users</i> del Web) all’attenzione riservata a informazione, cinema, tv e libri. <br> Non mancano le note dolenti e i trend negativi, però: la percentuale degli acquirenti di cd e dvd musicali originali (e questa non è certo una sorpresa) diminuisce in due anni dal 49 al 35 % della popolazione “connessa”, mentre cala vistosamente anche il numero dei pezzi acquistati (il 57 % degli intervistati ne compra meno di 3 in un anno, solo il 7 % ne acquista più di 10). E preoccupa, più in generale, l’impoverimento culturale della popolazione, al di là del grande <i>digital divide</i> che fa convivere da “separati in casa” (così il titolo della ricerca Nielsen) “technofan” in crescita esponenziale (il 34 % degli italiani che fanno un utilizzo quotidiano della Rete) e il resto della popolazione (il 45 % della quale, tra chi ha più di 14 anni, non accede mai a Internet): chi si collega on-line, oggi, lo fa soprattutto alla ricerca di svago, gossip e giochi, interessandosi poco ai contenuti di “qualità” (notizie, approfondimenti, cinema e musica “legale”) e a servizi di utilità sociale, professionale o economica. <br> “E’ anche colpa nostra”, ammette il presidente e managing director di Sony Music Entertainment Italy (e vicepresidente FIMI) Rudy Zerbi, intervenendo al dibattito. “Non siamo stati capaci di comunicare con la gente, di informarla del fatto che esiste un’offerta di qualità, alternative disponibili e convenienti al <i>peer-to-peer</i>. Non è solo un problema nostro: molti italiani non conoscono neppure iTunes, per non parlare del ‘Comes with Music’ di Nokia. La campagna marketing non ha funzionato”. La nota positiva è che il pubblico potenziale non manca. E Zerbi anticipa una novità imminente: “Prossimamente, in un <i>talent show</i> televisivo (lui non lo cita, ma si tratterebbe di “Amici”), alcuni di coloro che partecipano al televoto via sms verranno premiati con un link per scaricare un brano gratis da un negozio digitale autorizzato. "Speriamo di incentivare il pubblico ad acquistare altri brani e canzoni", dice spiega Zerbi, "e in ogni caso si tratterà per noi di un’occasione straordinaria per entrare in contatto con un enorme bacino d’utenza: si calcola che nell’arco di un ciclo di trasmissioni pervengano qualcosa come 8 milioni di sms, che equivalgono a una identica spesa in termini di euro”.