<a href="http://www.rockol.it/news-87274/EMI,-accettata-l'offerta-di-un-gruppo-finanziario-(Terra-Firma)" target="_blank" class="newsLink">Sei miliardi e mezzo di dollari per comprare la EMI </a> (nel maggio del 2007) sono stati un esborso esagerato: Guy Hands, l’ex amministratore delegato del fondo di <i>private equity </i> Terra Firma (che ha ultimamente delegato la gestione operativa per occuparsi soltanto delle relazioni con gli investitori) lo ha ammesso per la prima volta in questi giorni, intervenendo a una conferenza organizzata a New York da Dow Jones. “Se l’asta per la EMI fosse cominciata due settimane dopo non sarebbe successo niente”, ha confessato Hands facendo riferimento al <i>credit crunch</i> che avrebbe scosso i mercati finanziari di lì a poco. “Non l’avremmo comprata, avremmo ancora il 90 per cento dei nostri fondi da investire e tutti oggi ci considererebbero dei geni”. <br> La realtà, com’è noto, è stata ben diversa: Terra Firma è stata più volte costretta a iniettare nuovo capitale nella EMI (due volte nell’arco di sei mesi), mentre i debiti che ha contratto nei confronti del suo partner finanziario Citigroup incidono per il 10 per cento all’anno, 493 milioni di dollari, sulle sue finanze riducendo drasticamente le risorse disponibili per effettuare investimenti. Con la stessa Citigroup (che ha cercato invano di alleggerire la sua posizione trasferendo una parte del credito su altri operatori), ha spiegato Hands, le trattative per una ristrutturazione del debito stesso “proseguono in modo corretto e costruttivo. Arriveremo a una soluzione vantaggiosa per gli azionisti? Non lo so, ma so per certo che questa è la volontà di tutti. Al momento posso solo dire che stiamo migliorando i risultati della società per quanto possibile”. Hands ha infatti spiegato che i ricavi della casa discografica EMI (l’anello debole della catena, mentre la società di edizioni musicali è più stabile) sono più che triplicati dal 2007 ad oggi, passando da 82 a circa 263 milioni di dollari. Per l’anno prossimo, considerando anche il potenziale di vendita dei <i>remasters</i> dei <a href="http://www.rockol.it/artista/Beatles">Beatles </a>, le previsioni puntano a un obiettivo di 330 milioni di dollari.