Cambia il ruolo, cambia la posizione nella filiera - rispetto ai promoter -, ma il ritornello rimane sempre quello: il nemico da sconfiggere è il <i>secondary ticketing</i>. "Perché danneggia tanto noi operatori quanto il pubblico", ci assicurano <b>Roberta Brusaferri e Eliana Lattanzi</b> dell'ufficio marketing di <b>VivaTicket.it</b>: "Gli amanti della musica dal vivo spesso sono poco avvertiti, e fanno fatica a distinguere tra una prevendita ufficiale e una non ufficiale: questo perché siti come Seatwave, avendo spese di gestione infinitamente inferiori alle nostre ma utili di gran lunga superiori, riescono ad investire grosse cifre in promozione Web, conquistando così una posizione privilegiata in termini di visibilità sui motori di ricerca. In questo modo, chiunque cerchi su un qualsiasi <i>search engine</i> i concerti di un determinato artista viene immediatamente indirizzato verso siti di <i>secondary ticketing</i>, che sovente quadruplicano il prezzo del prezzo dei biglietti anche non in presenza di un sold-out". Ci sarà un modo per contrastare questa tendenza? "Certo, d'accordo con i promoter, stiamo cercando di comunicare il più chiaramente possibile quali siano i circuiti ufficiali, evitando di rimanere nel vago e specificando i nomi di agenzie come la nostra o come quelle dei 'colleghi' TicketOne o GreenTicket. Tuttavia cercare di convincere il pubblico a non ricorrere a siti come Seatwave è molto dura". Eppure gli operatori che effettuano <i>secondary ticketing</i> i biglietti, in qualche modo, dovranno pure recuperarli: avete mai tentato di monitorare la vostra clientela online, in modo da individuare possibili movimenti sospetti? "Il fatto è che da punto di vista giuridico entità come queste sono inattaccabili. Noi, a poche ore dall'apertura delle prevendite di eventi di grande richiamo, spesso riceviamo da indirizzi email riferiti a società degli ordini numericamente importanti, il più delle volte accompagnati da regolare delega con allegato relativo documento di identità del delegante, ma non possiamo farci niente: è loro diritto comprare, è nostro dovere vendere. Però il dubbio che ci sia un disegno, dietro a certi ordini 'sospetti', viene. Il brutto, tuttavia, è che sembra che siamo noi stessi operatori - promoter ed agenzie di prevendita - ad alimentare questo circolo vizioso". Le contromisure del caso, tuttavia, sono state prese: "Non bastano, ma - se non altro - contribuiscono ad innalzare il livello di consapevolezza del pubblico. Ad esempio, succede spesso che al botteghino di presentino spettatori con una ricevuta di un sito di <i>secondary ticketing</i> con il prezzo del biglietto 'originale' cancellato, per ovvi motivi: noi abbiamo stabilito che documentazioni manomesse non diano diritto all'ingresso all'evento, proprio per scoraggiare questo fenomeno e educare il pubblico all'ufficialità nell'acquisto. Ma iniziative del genere - sicuramente poco simpatiche, d'accordo - non bastano: perché questo fenomeno venga sconfitto è necessario il passaparola tra i frequentatori di concerti, sui forum e sui newsgroup. La gente deve sapere a cosa va incontro, quando si rivolge a società del genere...". Però... "Però, appunto, questo tipo di operatori è inattaccabile, dal punto di vista legale: emettendo regolare fattura per i propri incassi, non infrangono alcuna legge. Anche se spesso di società simili - nel giro di pochi mesi - ne nascono e ne muoiono a decine, lasciando qualche perplessità sulla serietà e sull'etica che sta dietro ad enti del genere. Al momento, non c'è modo per fermare siti simili. A meno di un intervento dall'alto del Ministero dei Beni Culturali, che regolamenti in modo più stringente e preciso il mercato dei biglietti per live show. Perché per noi la trasparenza è importante, anzi fondamentale, e con questi signori non vogliamo avere niente a che fare. Altro che entrarci in combutta". A proposito di trasparenza: non è mai stato chiarito perché - in caso di annullamento di un concerto - l'importo del tagliando venga restituito e quello della prevendita no. "Vorremmo chiarire che in caso di annullamento gli unici a rimetterci siamo noi agenzie di prevendite, perché il pubblico viene rimborsato e il promoter ha la possibilità di rifarsi sul management dell'artista che ha dato forfait. Noi, invece, dobbiamo lavorare il doppio se non il triplo a titolo completamente gratuito: abbiamo da conservare - per legge - i tagliandi annullati per cinque anni, da gestire tanto i recapiti per i rimborsi e quanto i box office 'fisici'. Per questo ci è impossibile non trattenere le nostre spettanze: in caso contrario, non solo saremmo costretti a lavorare gratis, ma anche a risarcire un danno non causato da noi". Eppure esistono le assicurazioni... "Sì, infatti, ci abbiamo pensato. Purtroppo, però, i potenziali partner che abbiamo contattato ci hanno proposto la fornitura di prodotti assicurativi molto simili a quelli dei <i>tour operator</i>, cioé che tendono a risarcire il cliente in caso di mancata possibilità di usufruire del servizio come ad esempio per infortunio, gravi impedimenti o altro, non in caso di annullamento dell'evento". Eppure i promoter dicono che il 15% di commissione sul netto vi lasci un certo margine di manovra, specie in caso di biglietti particolarmente costosi: "Per quanto ci riguarda, nel 99% dei casi la nostra commissione è molto inferiore al 15%. Che fine faccia la 'fetta' che noi non incassiamo dovete chiederlo ai promoter, perché è con loro che ci accordiamo. Noi, poi, non abbiamo alcun potere sul <i>pricing</i>, quindi dipendiamo completamente da loro. Sia chiaro, però: in caso di annullamento, a rimetterci sono anche loro, che quasi sempre sono del tutto incolpevoli...". Si rassegnino i fan, quindi, a vedere il prezzo per gli spettacoli lievitare sempre di più? "No, <a href="http://www.rockol.it/news-102485/">iniziative come quelle della Live di Pieroni</a> sono sacrosante, per due ragioni: la prima è quella di cercare di calmierare il più possibile il prezzo dei biglietti, onde evitare - <a href="http://www.rockol.it/news-102593/">come osservata giustamente Trotta</a> - che il live rock diventi un lusso, la seconda è quella di contrastare il più possibile il fenomeno del <i>secondary ticketing</i>, che danneggia tutti, pubblico e operatori. La cosa migliore sarebbe attuare un sistema di sconto progressivo: prima si compra, meno si paga, con diversi 'step' al rialzo dall'apertura della prevendita alla data dello spettacolo. Non una borsa, sia chiaro, perché il nostro dovere nei confronti del pubblico è quello si essere il più trasparenti possibile. Un sistema del genere sarebbe più utile anche per i promoter, che potrebbero avere stime di affluenza più precise e con maggiore anticipo. Oggi, poi, col Web è molto più semplice rispetto a qualche anno fa, quando ci si poteva solo affidare alle filiali 'fisiche'. Si tratterebbe, in pratica, di ribaltare radicalmente la prospettiva secondo la quale l'acquirente italiano paga di più prima per garantirsi il diritto al biglietto". Facile a dirsi... "Ma difficile a farsi. Sui grandi eventi, specie quelli a 'rischio <i>sold out</i>', ci sono troppi interessi in ballo. E poi rimane aperto il problema legato alle remunerazioni: d'accordo col fare pagare meno prima, ma noi, gratis, non possiamo lavorare".<br><br> <b>Vedi anche (in ordine cronologico di pubblicazione):</b><br><br> <a href="http://www.rockol.it/news-102485/">Concerti e prevendite, Live in Italy: 'Basta penalizzare chi compra i biglietti in anticipo'</a><br><br> <a href="http://www.rockol.it/news-102593/">Concerti e prevendite, parla Trotta (Barley): 'Il problema? Le multinazionali'</a><br><br> <a href="http://www.rockol.it/news-102683/">Concerti e prevendite, i casi Blue Note (Milano) e Circolo degli Artisti (Roma)</a><br><br> <a href="http://www.rockol.it/news-102837/">Concerti e prevendite: parlano Fuccio (DNA) e Tortora (Grinding Halt)</a><br><br> <a href="http://www.rockol.it/news-102909/">Concerti e prevendite: parla Roberto De Luca (Live Nation)</a><br><br>