L’errore dell’industria discografica è stato quello di non distribuire musica “quasi” gratis fin dagli albori dell’era digitale: quel “quasi” gli avrebbe già fruttato ingenti guadagni. A sostenere l’originale e provocatoria tesi è una figura di spicco come Sandy Pearlman, ex critico musicale, produttore di successo a fianco di <a href="http://www.rockol.it/artista/Blue-Oyster-Cult">Blue Oyster Cult</a>, <a href="http://www.rockol.it/artista/Clash">Clash </a> (nella foto) e <a href="http://www.rockol.it/artista/Dream-Syndicate">Dream Syndicate</a>, cofondatore di eMusic e oggi stimato professore alla McGill University di Montreal. “Già tre anni e mezzo fa avevo proposto di vendere i file digitali a 5 centesimi l’uno”, ha detto Pearlman intervenendo a una conferenza su musica e tecnologia che si è tenuta qualche giorno fa a Victoria, nel British Columbia canadese. “Lo avessero fatto, le etichette discografiche avrebbero già guadagnato 23 miliardi di dollari. I consumatori non fanno quasi caso a un prezzo di 5 centesimi, mentre fanno caso a una spesa di dieci centesimi”. <br> Durante il suo intervento, Pearlman ha anche invitato l’industria discografica a prestare più attenzione alla rinascita del vinile (“non è solo un fatto curioso, in quel caso il messaggio è il mezzo”) e si è lanciato in una futuristica previsione, pronosticando l’avvento sul mercato di dispositivi capaci di contenere un petabyte, un milione di gigabyte: “Il costo dell’archiviazione dati sta crollando verso lo zero. In cinque o sette anni saremo in grado di portarci dietro tutta la musica esistente in qualcosa che ha le dimensioni di un plettro per chitarra”. <br> Come ricorda <a href="http://www.digitalmusicnews.com/stories/092409five/view" target="_blank" class="newsLink"> il giornalista Paul Resnikoff sul sito Digital Music News</a>, qualcosa di simile alla formula del “quasi gratis” era stato tentato con un certo successo, ma contro la volontà dell’industria, dal <a href="http://www.rockol.it/search.php?s=allofmp3&x=19&y=14" target="_blank" class="newsLink"> negozio digitale russo allofmp3</a>, che accantonava somme (irrisorie) a sua discrezione a favore degli artisti. Improbabile, dunque, che la proposta di Pearlman venga presa sul serio.