In una interessante lettera aperta pubblicata per primo dal quotidiano inglese Guardian, il cantautore <a href="http://www.rockol.it/artista/Billy-Bragg">Billy Bragg</a> spiega dettagliatamente i motivi della sua contrarietà alle politiche repressive nei confronti dei “pirati” del Web, espressa recentemente anche dalla Featured Artists Coalition di cui è uno dei dirigenti e membri più attivi. Il “sindacato” degli artisti inglesi ha emanato nei giorni scorsi un documento in cui <a href="http://www.rockol.it/news-103114/Billy-Bragg-(F.A.C.)--'Blocchiamo-i-download,-non-gli-accessi-Internet' " target="_blank" class="newsLink"> propone il restringimento della banda ai <i>file sharers</i> recidivi, anziché la sospensione totale della connessione a Internet </a>: una misura che la FAC, spiega Bragg, ritiene essere “sproporzionata e punitiva. Soprattutto, non nel miglior interesse della nostra professione”. I motivi? Secondo il musicista, “la soppressione del file sharing illegale è una strategia a lungo termine, molto costosa e tecnologicamente complicata, con serie implicazioni sulla <i>privacy</i> personale. E’ tutto da dimostrare che il denaro recuperato in questo modo prenda effettivamente la strada degli artisti che hanno subito una perdita dei loro guadagni. Mentre l’industria discografica continua a rumoreggiare minacciosamente nei confronti dei ragazzi che si scambiano file musicali tra di loro, i nostri veri nemici, i siti di download illegale che fanno profitto regalando la nostra musica, scompaiono dai radar nell’oscurità. E’ una guerra che non può essere vinta”. Il musicista inglese si mostra preoccupato dall’evoluzione degli eventi: “Mentre i pirati stanno sempre un passo avanti dell’ultimo giro di vite”, scrive, “l’industria discografica continuerà a chiedere ai legislatori sanzioni sempre più severe che in ultima analisi porteranno a un’Internet controllata da e per conto delle grandi imprese, e a cui potranno accedere solo coloro che accettano di pagare. Il danno per la comunità creativa sarebbe catastrofico. Internet ha dato possibilità ai singoli artisti di realizzare, distribuire e promuovere le loro opere con l’appoggio attivo delle reti P2P. Perché nuovi artisti possano sbocciare, è vitale che il Web rimanga libero e gratuito per tutti”. Bragg cita come esempio il successo di siti come <a href="http://www.rockol.it/search.php?s=MySpace&x=15&y=14" target="_blank" class="newsLink">MySpace</a>, <a href="http://www.rockol.it/search.php?s=YouTube&x=16&y=13" target="_blank" class="newsLink">YouTube </a> e <a href="http://www.rockol.it/search.php?s=Spotify&x=14&y=14" target="_blank" class="newsLink">Spotify</a>, che offrono accesso gratuito agli utenti, e propone come soluzione preventiva al file sharing la proliferazione di “reti legali autorizzate dalle case discografiche che diano agli utenti la possibilità di accedere a tutta la musica che vogliono in cambio di un canone di abbonamento”, senza rinunciare al passaparola alimentato dalle comunità “peer-to-peer”, contestualmente a un programma educativo e di sensibilizzazione sugli aspetti dannosi del downloading illegale che coinvolga artisti, industria e legislatori. “Non riusciremo mai a emarginare i pirati”, conclude la lettera aperta di Bragg, “finché non offriremo modelli di business accessibili, facili da usare e a prezzi equi da cui la gente vorrà effettivamente acquistare la musica. E se probabilmente non riusciremo mai ad affossare <a href="http://www.rockol.it/search.php?s=Pirate&x=17&y=17" target="_blank" class="newsLink">The Pirate Bay</a>, la sfida è di farlo apparire noioso, scadente e inaffidabile”.