<p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt"> <a href="http://www.rockol.it/news-103881/Chi-scarica-(illegalmente)-compra-più-dischi--lo-dice-una-ricerca-inglese">Una recente ricerca Ipsos</a>, contestata dalla federazione internazionale dell’industria discografica IFPI, sosteneva che i file sharers sono anche forti acquirenti di musica registrata. Uno studio appena pubblicato da Jupiter Research va in direzione contraria: la maggioranza degli europei che si scambiano illegalmente musica on-line non la compra né nei negozi di dischi né sugli store digitali. Il rapporto Jupiter, basato su 1000 interviste a cittadini italiani, francesi, tedeschi, spagnoli e inglesi dai quindici anni in su, mette a confronto i comportamenti di consumo di file sharers, acquirenti di supporti fisici e di supporti digitali evidenziando che la percentuale di acquisto di cd (su base mensile) risulta nettamente inferiore tra gli utenti di reti p2p che tra i compratori abituali di musica registrata (44 % e 86 % comprano rispettivamente nei negozi di dischi tradizionali;<span style="mso-spacerun: yes"> </span>17 % e<span style="mso-spacerun: yes"> </span>23 %<span style="mso-spacerun: yes"> </span>su siti come Amazon). Il fatto che i file sharers comprino più<span style="mso-spacerun: yes"> </span>mp3 musicali della media viene spiegato da Jupiter con il numero di acquirenti di musica digitale che risultano essere anche utenti di reti peer-to-peer (circa un terzo del campione). La spesa pro capite dei file sharers, 65,64 euro all’anno, si colloca comunque in fondo alla scala, inferiore a quella dei possessori di iPod (81,04 euro), di chi compra solo cd (85,90 euro) e di compra solo musica digitale (98,24 euro). Secondo i ricercatori, dunque, proprio gli acquirenti di musica digitale rappresentano oggi la risorsa più preziosa a disposizione dell’industria discografica europea, incalzata da una duplice sfida: convertire in consumatori digitali coloro che sono ancora fedeli esclusivamente al cd (il 44 % degli europei), e convincere chi scarica musica illegalmente a passare ai servizi legali e gratuiti di musica on-line pagati dalla pubblicità. Jupiter ammette che il file sharing possa essere utilizzato come strumento di scoperta di nuova musica da parte degli acquirenti di musica digitale. ma aggiunge che probabilmente la loro spesa sarebbe più alta se non ricorressero al p2p: l’impatto del file sharing sull’acquisto di musica, sostengono i ricercatori, risulta dunque complessivamente negativo. </p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt"> La nota forse più interessante dello studio riguarda<span style="mso-spacerun: yes"> </span>i possessori di <a href="http://www.rockol.it/search.php?s=iPod&x=20&y=15">iPod</a>, che nella scala dell’acquisto di musica digitale si pongono piuttosto in basso (a dispetto della amplissima disponibilità di repertorio sull’iTunes Store). Il 33 % di essi, secondo Jupiter, scarica musica illegalmente, mentre solo il 31 % compra singoli digitali. Da rilevare anche che il 51 % degli utilizzatori del lettore portatile iPod compra ancora cd nei negozi di dischi, mentre il 25 % li acquista sui negozi on-line. </p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt"> <span style="mso-spacerun: yes"> </span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt"> <span style="mso-spacerun: yes"> </span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt"> </p>