Troppo lento, troppo povero di video, male integrato con YouTube: così Glenn Peoples sintetizza su Billboard.biz i difetti più evidenti della piattaforma video Vevo a poche ore dal lancio avvenuto nella tarda serata dell’8 dicembre. Difetti di gioventù, probabilmente: sta di fatto che nelle prime ore di (mal)funzionamento del servizio i server non si sono dimostrati capaci di gestire il consistente volume di traffico, provocando rallentamenti ed errori di connessione a ripetizione che hanno reso quasi impraticabile la navigazione e la riproduzione dei video. Questi ultimi risultavano, al lancio, meno di 15 mila (“un minuscolo negozio d’angolo rispetto al magazzino di YouTube”, scrive Peoples), concentrati quasi esclusivamente tra i successi pop con scarsissima rappresentanza di generi di “nicchia” come il blues, il jazz e il reggae. Il giornalista di Billboard segnala l’assenza temporanea del catalogo EMI (niente Radiohead, Robbie Williams o Katy Perry), e un confronto impietoso con YouTube (partner dell’impresa): un video appena di Miles Davis contro 50.300, 71 di Lady GaGa contro i 345 mila risultati evidenziati da una ricerca sulla piattaforma “madre” (che offre materiale di ogni genere e qualità, “caricato” soprattutto dagli utenti). Anche l’integrazione tra i due portali sembra produrre al momento una certa confusione, bloccando l’accesso su YouTube anche a video ufficiali (per questioni legate alla tutela dei copyright) e instradando gli utenti verso quelli caricati su Vevo e preceduti dai messaggi pubblicitari. Il sito HITS Dailydouble, al contrario, definisce Vevo “super-cool”, lodando l’architettura della home page, le anteprime (50 Cent, Mariah Carey, Timbaland featuring Drake, Mary J. Blige, John Mayer) e la qualità in alta definizione dei video proposti.