Chiuso in fretta e furia su ordine del tribunale, il sito americano che metteva in vendita, senza autorizzazione e a prezzi stracciati (25 centesimi di dollaro), il catalogo digitale dei Beatles e di altri celebri artisti è tornato prontamente in rete sotto nuove sembianze. Nella sua nuova versione ripulita e corretta BlueBeat Music è una Internet radio “customizzata” che diffonde musica in streaming sul modello di Pandora, Slacker o Last.fm: digitando il titolo di una canzone che desidera ascoltare, l’utente accede a una playlist costruita su misura con brani ritenuti di suo potenziale interesse e individuati attraverso un software proprietario chiamato Genesis Music Discovery che rielabora le liste di canzoni di altri clienti (ma che, secondo alcuni test effettuati da giornalisti specializzati, evidenzia non poche magagne sotto il profilo concettuale ed operativo); per l’acquisto dei brani, la piattaforma rimanda ora a siti autorizzati come iTunes o Amazon.com. L’amministratore delegato di BlueBeat, Hank Risen, è sicuramente un personaggio curioso e spregiudicato: ideatore di un procedimento di registrazione chiamato “simulazione psicoacustica”, aveva rielaborato l’intero catalogo dei Beatles e di altri artisti in versioni (a suo modo di dire) più simili alla resa live, accampando su di essi diritti esclusivi di copyright e dunque anche la facoltà di porli in vendita alle sue condizioni. La EMI, titolare del repertorio dei Fab Four, non è stata ovviamente d’accordo e i giudici le hanno dato prontamente ragione spegnendo il “negozio” di Risen e la sua bizzarra iniziativa imprenditoriale (o pubblicitaria?)