Il ministro per i Beni Culturali Sandro Bondi ha firmato il decreto che estende l’applicazione del compenso per copia privata a pc, hard disk, schede rimovibili, chiavette Usb e telefoni cellulari in grado di copiare e riprodurre musica e filmati: le nuove disposizioni, che – ricorda un comunicato diramato dallo stesso Ministero – seguono a quasi sei anni di distanza un decreto legislativo emanato in attuazione della normativa comunitaria, specificano le entità delle royalty in funzione della memoria dei supporti, del prezzo di vendita dei lettori dedicati (come gli mp3 player e gli iPod) dalle caratteristiche analoghe a quelle dei registratori/riproduttori incorporati in “apparecchi polifunzionali” (come gli iPhone e gli altri music phones, la percentuale è fissata nel 5 %) o come tariffa flat (2,40 euro per i pc con masterizzatore incorporato, 1,90 euro per quelli senza masterizzatore). Il decreto è datato 30 dicembre e, prosegue la nota ministeriale, è stato adottato “a conclusione di una lunga e complessa istruttoria che ha visto la partecipazione di tutte le categorie interessate” individuando “un punto di equilibrio tra il riconoscimento del compenso che è dovuto a chi crea opere dell’ingegno e le esigenze, altrettanto importanti, degli utenti e del settore dell’innovazione e sviluppo tecnologico”. Riconoscendo la rapidità con cui il settore continua ed evolversi, e in vista dell’aggiornamento triennale del decreto, lo stesso Ministero istituisce un nuovo tavolo tecnico di lavoro destinato a monitorare l’evoluzione del mercato a cui saranno chiamati a partecipare tutti i soggetti interessati. “L'Italia si adegua all'evoluzione tecnologica che, come noto, consente oggi un sempre più ampio consumo di musica con apparecchiature sempre più sofisticate e strumenti di archiviazione sempre più potenti”, commenta il presidente di FIMI Enzo Mazza sostenendo che “queste norme, invece di rallentare l’innovazione come qualcuno sostiene, offrono ai consumatori nuove opportunità per utilizzare per le proprie copie personali i più sofisticati strumenti tecnologici nel rispetto della legge”. Di diverso avviso Stefano Parisi, ad di Fastweb e presidente di Asstel (l’associazione di categoria delle aziende di telecomunicazione), che a dicembre aveva bollato la nuova royalty come una “tassa ingiustificata” polemizzando con le industrie dei “contenuti”.