Quanto costerà, agli internet service provider, individuare gli utenti che praticano insistentemente il file sharing illegale e notificare loro le diffide che dovrebbero convincerli a interrompere l'attività illegale? Gli ISP inglesi, che il Digital Economy Bill discusso in Parlamento obbligherebbe a prendere misure concrete contro la pirateria, calcolano il costo in circa 25 sterline per abbonato (poco meno di 29 euro): un costo che, anticipano, finirà in parte sulle spalle del consumatore finale. L’associazione britannica dei discografici BPI, riporta Billboard, ribatte che si tratta di stime esagerate e strumentali, e chiama a sostegno della sua tesi una ricerca da lei commissionata alla società Sweet Consulting: secondo quest’ultima, l’introduzione delle procedure di identificazione e di notifica ai “pirati” del Web costerebbe 13,85 milioni di sterline il primo anno (poco meno di 16 milioni di euro), 9 milioni il secondo (10,37 milioni di euro) e 3,45 milioni il terzo (3,97 milioni di euro): in quest’ultimo caso, il costo pro capite per abbonato Internet sarebbe appena di 24 pence. Un’altra ricerca commissionata dalla Creative Coalition Campaign calcola i costi intorno agli 8,5 milioni di sterline, mentre le stime governative si assestano tra i 7,5 e i 24,5 milioni di sterline annui (cui bisognerebbe aggiungerne altri 19 per i gestori di telefonia mobile, per cui l’identificazione dei “pirati” diventa più difficile). Sempre secondo studi governativi, è probabile che i service provider addossino all’utente finale un rincaro compreso tra lo 0,2 e lo 0,6 % dell’abbonamento alla banda larga, tra i 40 pence e 1,40 sterline all’anno: il che dovrebbe produrre un calo di domanda per il broadband quantificabile tra i 2 e i 9 milioni di sterline, soprattutto da parte delle famiglie meno abbienti. Almeno seicentomila, protesta dalle pagine del Daily Mail l’ad della “telco” TalkTalk Charles Dunston: “Alla faccia dell’impegno del governo verso la digital inclusion ”.