Più di un quarto della musica registrata che oggi si consuma legalmente nel mondo (il 27 %, per essere più precisi) è in formato digitale: lo spiega il Digital Music Report 2010 appena pubblicato dall’IFPI, Federazione Internazionale dell’Industria Fonografica, che stima in 4,2 miliardi di dollari Usa, il 12 % in più dell’anno precedente, il fatturato complessivo del settore (download su Internet e mobile, suonerie e streaming audiovideo). Resta ampio, tuttavia, il “digital divide” tra Paesi dove i nuovi formati hanno preso piede più velocemente (Stati Uniti in particolare, dove il digitale rappresenta già il 40 % dei ricavi totali dell’industria) e aree più arretrate come l’Europa, dove la quota di mercato della musica “liquida”, seppure in crescita, non supera il 15 %. A fronte di una pirateria che non accenna a diminuire (attingendo ad altre forme di approvvigionamento accanto al file sharing su reti P2P: siti di MP3 non autorizzati, motori di ricerca, newsgroup, blog, forum, cyberlockers…), il catalogo legittimamente disponibile in rete è salito a 11 milioni di brani musicali (erano circa 1 milione nel 2003) acquistabili o ascoltabili su circa 400 piattaforme legali esistenti nel mondo (erano meno di 50, sei anni fa; oggi l’IFPI ne conta 27 solo in Italia). E mentre cresce a ritmo elevato (+ 20 %) l’acquisto di album digitali e cala la domanda di suonerie (unica, limitata, eccezione le “risponderie” o ringbacktones), è ancora il download di brani singoli a dominare il mercato digitale (1 miliardo e mezzo di brani scaricati, + 10 %): i calcoli dell’IFPI, che assommano tutti i prodotti digitali (download su pc e cellulare, mastertones audio e video, ringbacktones) attribuiscono a “Poker face” di Lady Gaga la palma di brano più scaricato del 2009, con 9,8 milioni di copie, davanti a “Boom boom pow” dei Black Eyed Peas (8,5 milioni) e a “I’m yours” di Jason Mraz (8,1 milioni); la cantante italoamericana occupa anche il quarto posto con “Just dance”, 7,7 milioni di pezzi venduti. Nell’anno di YouTube e di Spotify, del video online e dello streaming gratuito finanziato dalla pubblicità, la crescita del digitale (+ 940 % dal 2004 ad oggi) non è ancora sufficiente a contrastare la pirateria e controbilanciare il declino del cd: il fatturato mondiale della musica registrata, in sei anni, ha perso il 30 % del suo valore e le stime per il 2009, in attesa delle cifre ufficiali non ancora disponibili, parlano di un altro arretramento dell’ordine dell’8-10 %.