E' vero che si parla del continente "down under", a testa in giù rispetto alle nostre prospettive: resta comunque il fatto che l'Australia è uno dei pochissimi Paesi al mondo ad avere chiuso il 2009 con un mercato discografico in crescita rispetto all'anno precedente (+ 4,8 % in termini di fatturato, secondo i dati difffusi dall'associazione di categoria ARIA). La musica digitale, da quelle parti, gode di ottima salute, soprattutto dopo il lancio di MySpace Music e del Comes With Music di Nokia: + 46 % e un fatturato che tocca i 79,2 milioni di dollari australiani (70 milioni di dollari Usa), mentre il pubblico locale compra in abbondanza tanto singoli brani in download (35 milioni di pezzi) che album in versione digitale, quasi l'8 % delle vendite totali del formato a lunga durata. Il vinile continua a trovare spazio considerevole tra i collezionisti (più di un milione di dollari australiani, + 167 % in valore) ma la vera sorpresa è la tenuta del cd, sostenuto da best seller come "I dreamed a dream" di Susan Boyle (oltre 560 mila copie vendute) e da un'affezione dei consumatori che non sembra essere svanita come in quasi tutto il resto del mondo (il calo nel fatturato, inferiore all'1 %., è dovuto anche a una riduzione del prezzo medio al dettaglio). Il risultato globale del 2009, 446,1 milioni di dollari australiani (395 milioni di dollari Usa). riporta l'Australia su un sentiero di crescita per la prima volta dal 2003. "Sono cifre incoraggianti ma non dobbiamo essere esageratamente ottimisti", avverte però il presidente di ARIA (noché di Warner Music Australasia) Ed St. John. "Ovviamente, in tutto il mondo, il mercato resta sotto pressione. Non credo che l'industria possa dire di essere fuori pericolo".