La musica sarà anche diventata onnipresente, come recita uno dei mantra preferiti dell’industria musicale. Sembra però che in due anni appena (2008 e 2009), negli Stati Uniti, il mercato abbia perso 24 milioni di acquirenti (33 milioni, se si limita il discorso ai cd). A rilevarlo è uno studio condotto da NPD Group, che l’analista Russ Crupnick ha presentato al Digital Music Forum di New York evidenziando appunto un calo del 21 % nel numero degli acquisti. Ciò che più preoccupa è che la tendenza si estende anche al mercato digitale, nonostante il clamoroso traguardo appena festeggiato da Apple (10 miliardi di canzoni acquistate su iTunes) e l’aumento della spesa pro-capite (da 33 a 50 dollari all’anno): gli acquirenti di musica in download, secondo Crupnick, sono calati da 35,2 milioni (nel 2008) a 34,6 milioni (nel 2009); e se l’ascolto gratuito di radio on-line dà impulso all’acquisto (+ 41 %), l’opzione di streaming on-demand, al contrario, deprime i consumi (13 % di download a pagamento in meno). Unico dato confortante per l’industria rilevato da NPD è il calo drastico dei file scambiati attraverso reti peer-to-peer. Crupnick cita una serie di motivi: servizi legali più competitivi, qualità audio insoddisfacente, timore di infettare il pc con virus o spyware, ma anche il ricorso ad altre forme di condivisione illegale della musica in Rete.