La settimana scorsa la società olandese che promuove il finanziamento di album da parte del pubblico era stata costretta a consegnare i libri in tribunale, dichiarandosi insolvente nei confronti dei creditori e sospendendo il servizio su Internet: poche ore dopo, però, alla sua porta si è presentato Michael Bogatzki, un misterioso imprenditore di Monaco di Baviera attivo nel settore del marketing e della pubblicità e pronto a rilevarne l’attività. Le sue prime dichiarazioni alla stampa rivelano la volontà di preservare il modello di business di Sellaband, che trattiene un terzo dei ricavi generati dalla vendita degli album pubblicati dai “suoi” artisti oltre agli interessi che maturano sui depositi bancari alimentati dalle somme versate dai fan-finanziatori. Un modello che “non porta profitti e andrebbe abbandonato”, secondo il fondatore Pim Betist uscito di scena circa un anno e mezzo fa e oggi alla guida di una società, Africa Unsigned, che applica la stessa filosofia ma in scala ridotta (leggi budget molto più limitati), con sistemi più flessibili, filtri rigorosi e attenzione a un unico genere di nicchia (appunto la nuova musica africana, avvalendosi della consulenza di Damon Albarn, di Baaba Maal e del batterista Tony Allen). L’ex ceo Johan Vosmeijer, intanto, assicura che la nuova società, chiamata Sellaband GmbH e con sede a Monaco, rispetterà i suoi impegni tanto nei confronti dei finanziatori che degli artisti “che stanno registrando in questo momento i loro album o stanno per pubblicarli”. Finora sono 43 le band che hanno pubblicato un album grazie al denaro raccolto tramite Sellaband; se il disco non viene pubblicato, i soldi versati dai fan e custoditi in appositi depositi bancari vengono loro restituiti. I Public Enemy sono tra coloro che non sono ancora riusciti a raggiungere la cifra da loro ritenuta necessaria alla registrazione e promozione di un nuovo album: invece dei 250 mila dollari richiesti, finora ne hanno raccolti meno di 70 mila.