Nel settembre 2009, il lancio da parte della Apple dell’iTunes LP – un album digitale a prezzo maggiorato e arricchito di contenuti extra come grafica e note di copertina, testi delle canzoni, bonus tracks e videoclip – era stato salutato come una novità capace di favorire la transizione del consumo digitale dal singolo “alla carta” all’equivalente del Cd o del vecchio Lp in vinile, venendo incontro alle richieste di artisti e case discografiche. Sei mesi dopo, scrive Paul Bonanos sul sito GigaOm, si può parlare di flop, o quantomeno di mezza delusione: le vendite risultano essere talmente esigue da non giustificare neppure, nella maggior parte dei casi, i costi di sviluppo dei contenuti che arrivano a toccare anche i 60 mila dollari per titolo. “Nessuna delle fonti dell’industria con cui ho parlato”, scrive Bonanos, “mi ha detto di considerarlo prossimo a cambiare le regole del gioco, dal punto di vista dei formati. Viene visto piuttosto come una curiosità: come nel caso di un Cd enhanced o di un Dvd venduto insieme ad un album, i materiali bonus dell’iTunes LP possono interessare i super fan ma non generano un gran parlare tra i consumatori mainstream, né sembrano stimolare affatto le vendite degli LP”. L’unico a dichiararsi soddisfatto, tra i discografici, è per il momento David Dorn della Rhino Entertainment (Warner), specializzata in ripubblicazioni di back catalog: le migliaia di copie che dichiara di avere venduto risultano, a suo dire, soddisfacenti e in linea con gli obiettivi prefissati.