Un punto di svolta? Robert Ashcroft, amministratore delegato della società degli autori britannica PRS For Music, resta cauto, ma conferma che l’anno scorso, per la prima volta nel Regno Unito, le royalty incassate da autori ed editori grazie alla musica digitale hanno più che compensato il calo dei diritti fonomeccanici sul mercato tradizionale, generando un fatturato pari a 623 milioni di sterline (+ 2,6 %). Grazie a piattaforme come iTunes, Amazon, Spotify e MySpace Music, gli incassi “digitali” di autori, compositori ed editori rappresentati da PRS (circa 65 mila) sono cresciuti del 73 % a 30,4 milioni di sterline: 12,8 milioni di sterline in più dell’anno precedente, cui fa da contraltare la perdita di 8,7 milioni di sterline sul fronte delle royalty generate dalle vendite di cd e dvd. “Il prossimo decennio”, secondo Ashcroft, “promette un ulteriore incremento di guadagni, sia dal mercato digitale legale che grazie all’utilizzo di musica britannica all’estero”. Lo scorso anno PRS For Music, equivalente alla nostra SIAE, era entrata in lite con YouTube in merito alle royalty percepite sulla diffusione on-line dei video musicali: la vertenza si è chiusa con reciproca soddisfazione nel settembre del 2009.