Le misure anti file-sharing “alla francese”, che prevedono una risposta graduata in tre stadi culminante nell’eventuale sospensione della connessione Internet agli utenti recidivi, trovano altri proseliti in Europa: dopo l’approvazione del Digital Economy Bill da parte del Parlamento inglese, ora anche l’Alta Corte di Giustizia irlandese ha ammesso la legittimità del sistema. L’autorità giudiziaria era stata sollecitata a esprimere un parere in merito da parte del Commissario per la protezione dei dati personali, dopo che nel gennaio del 2009 l’Internet Service Provider Eircom aveva posto fine a una lite con le major discografiche accettando di applicare la procedura. Nella motivazione della sua decisione, il giudice Charleton ha spiegato di considerare alla stregua di un diritto umano fondamentale la facoltà di sfruttare economicamente le proprie opere dell’ingegno. Lo stesso giudice ha ritenuto ammissibile la citazione in giudizo degli ISP irlandesi che non hanno aderito volontariamente all’applicazione della procedura, sostenendo che “sarebbe profondamente ingiusto che solo Eircom, con la sua quota di mercato pari a circa il 40 %, si faccia carico delle conseguenze dell’accordo spingendo i suoi utenti verso la concorrenza”. L’associazione dei discografici irlandesi IRMA addebita al file sharing pirata danni per 60 milioni di euro all’anno, che avrebbero provocato all’industria una perdita secca del 40 % del fatturato tra il 2006 e il 2009. La stessa IRMA ed Eircom cominceranno ora a implementare il loro programma anti file sharing a risposta graduata, abbinandolo a una campagna di informazione preventiva. Nel Regno Unito, l’implementazione delle norme che prevedono la sospensione degli account Internet non potrà avvenire probabilmente prima del 2011, dal momento che il Digital Economy Bill non regola ancora nei dettagli la materia e che su alcuni punti essenziali non esiste per ora unanimità di vedute.