Il leader dei liberaldemocratici inglesi Nick Clegg non ha stregato solo una parte (meno consistente del previsto, come si è poi visto alle urne...) dell’elettorato britannico, ma anche l’industria musicale: secondo un sondaggio organizzato da Music Week alla vigilia delle elezioni, infatti, il 48,2 % degli operatori intervistati dalla testata ha risposto che i “Lib Dem” sembrano dare le migliori garanzie per il futuro del music business; il partito laburista, in questo singolare “poll”, ottiene il 30,4 % dei consensi, mentre i conservatori di David Cameron si fermano al 21,4 %. Nessuna grossa sorpresa, sostiene Music Week: l’industria musicale è tradizionalmente tendente a sinistra, ma il programma dei Lib Dem include risposte esplicite alle istanze del settore, in particolare per quanto riguarda le facilitazioni all’esercizio della musica dal vivo. Il manifesto politico di Clegg prevede ad esempio la reintroduzione della norma che permette a due interpreti privi di strumenti di amplificazione di esibirsi nei locali pubblici senza bisogno di richiedere un’apposita licenza; la stessa regola si applica alle scuole e agli ospedali che organizzano spettacoli dal vivo, e ai locali in cui si suona abitualmente musica live quando il pubblico non supera le 200 persone. Il partito laburista e quello conservatore, conclude Music Week, sono meno specifici nei loro programmi a favore dell’industria musicale, pur promettendo un forte appoggio al settore creativo e alla tutela del copyright.