Quella sensazione che già lo scorso inverno minacciava di trasformarsi in una crisi reale per il comparto fino ad oggi più solido dell’industria musicale, il ‘live’, oggi è purtroppo una realtà. Dal mercato americano, tradizionalmente leader e ‘trend setter’, pervengono dati molto preoccupanti che, per alcuni operatori del settore non di grandi dimensioni, suonano come un bollettino di guerra. I dati diffusi da Pollstar indicano, sinteticamente e nell’ordine, che: - nei primi sei mesi del 2010 i primi 100 tour per importanza e dimensione hanno fatto registrare un calo di fatturato del 17% rispetto allo scorso anno; - detto fatturato, pari a circa 965 milioni di dollari, è il più basso dell’ultimo lustro (fu di 731 milioni nel 2005); - il calo a valore si rispecchia in buona parte anche sul piano della quantità: la media di 6.951 biglietti venduti per concerto equivale a una diminuzione del 9% sullo stesso periodo del 2009. Reggono i festival, crollano i tour. Le ragioni della crisi vengono per massima parte ricondotte al costo troppo elevato dei biglietti e ad un mutamento delle regole di vendita e di fruizione dei concerti alle quali alcuni artisti sembrano non essersi adeguati. Pare collaterale, infatti, l’incidenza della sfortuna sulla crisi del live – si ricordano l’infortunio a Bono che ha postposto le date americane o i problemi alle corde vocali di Art Garfunkel che ha bloccato il tour con il vecchio partner Paul Simon. Sono poche anche le eccezioni in contro tendenza: dal ‘double bill’ per fans attempati e nostalgici con James Taylor e Carole King alle proposte teen di Justin Bieber, fino alla Dave Matthews Band da sempre in regime di prezzi controllati. Mentre abbondano le cancellazioni, che finora hanno già riguardato Eagles, Jonas Brothers, Christina Aguilera, John Mayer, Rihanna, Limp Bizkit. Flop clamoroso, infine, dell’American Idol Tour, sottratto per la prima volta da Live Nation ad AEG Live: le 44 date in tutti gli Stati Uniti (che costano al promoter 400.000 dollari a show) sono spesso invendute e vengono sostenute con offerte ‘last minute’ a prezzi stracciati.