Da quando ha messo in soffitta i Dresden Dolls e scisso il contratto discografico con la Roadrunner, Amanda Palmer si è distinta per lo spregiudicato, originale ed efficace uso autopromozionale del Web (memorabili certe sue iniziative su Twitter e su YouTube). L’ultima sua impresa la vede alleata a Bandcamp, emergente start-up di San Francisco che mette a disposizione degli artisti indipendenti una piattaforma attraverso cui vendere prodotti “fisici” e digitali. La cantautrice di Boston, stavolta, s’è inventata una bizzarra rivisitazione del repertorio dei Radiohead all’ukulele (il titolo è, appunto, “Amanda Palmer performs the popular hits of Radiohead on her magical ukulele”), e lo zoccolo duro dei fan ha reagito con entusiasmo alla proposta: l’Ep digitale contenente sette brani, scaricabile in 320 kpbs per un minimo di 84 centesimi (a copertura dei diritti d’autore dovuti al gruppo di Thom Yorke; chi vuole, può offrire di più), ha bruciato 4 mila download in un giorno, mentre sono andati subito esauriti l’edizione in vinile tirata in 1.000 copie, il “pacchetto” contenente Lp, t-shirt e distintivo (450 esemplari) e le 100 confezioni speciali che oltre alla t-shirt contenevano un ukulele dipinto a mano. Risultato: contando sul passaparola e sul prezzo stracciato dell’offerta base, Bandcamp ha incassato in pochi minuti 15 mila dollari, che in gran parte finiranno nelle tasche dell’artista (la Internet company trattiene attualmente una commissione del 15 % sulle vendite digitale e il 10 % sui supporti fisici). “Se avessimo usato iTunes, non avremmo potuto abbinare i download ai prodotti fisici, monitorare momento per momento le nostre statische o assistere in tempo reale i clienti che hanno delle domande da porre a riguardo del servizio”, ha spiegato Sean Francis di Bandcamp.