Raggiunto da un provvedimento cautelare emesso il 13 luglio scorso dal Tribunale di Roma, il portale Leonardo.it ha cancellato i link ad Angolotesti.it e Testimania.com, i due siti italiani più popolari e frequentati tra quelli che diffondono testi di canzoni senza autorizzazione. L’ordinanza fa seguito a una denuncia inoltrata dalla Warner Chappell, major delle edizioni musicali che amministra successi di artisti come Luciano Ligabue, Gigi D’Alessio e Laura Pausini. “La nostra”, ha spiegato a Rockol l’amministratore delegato delle edizioni Warner Roberto Razzini, “è un’azione che parte da lontano: fin da quando, negli anni ’90, si trattava di intervenire contro la riproduzione illecita di testi in pubblicazioni librarie. Con Internet, ovviamente, il fenomeno si è amplificato: un po’ per carenza di informazione da parte degli utilizzatori, un po’ perché c’è chi questa ignoranza la cavalca consapevolmente. Più i testi delle canzoni si diffondono gratuitamente in rete, più si rafforza la convinzione che non sussistano diritti correlati”. Ma come mai ci si muove proprio adesso, dopo anni di Far West senza regole? “E’ vero, questo è un problema che in passato è stato spesso trascurato. Ora che abbiamo iniziato a stipulare regolari licenze per l’utilizzo dei testi, principalmente in modalità karaoke, con società come SingRing e M-Live, abbiamo voluto alzare il livello di attenzione. Ci siamo sentiti in dovere di ‘moralizzare’ per quanto possibile il mercato. Sappiamo bene quanto sia difficile assoggettare Internet a delle regole, ma ci siamo mossi e continueremo a farlo”. Warner ha puntato subito al bersaglio grosso: Leonardo, un sito che vanta 12 milioni di utenti unici. “Si trattava naturalmente di andare a colpire i fenomeni più rilevanti di utilizzo illecito dei testi”, spiega Razzini. “La questione è abbastanza complicata: su Internet ci sono fornitori di contenuti e contenitori, siti ospitanti e siti ospiti, un complesso meccanismo di scatole cinesi in cui diventa difficile orientarsi e fare le mosse giuste. I nostri legali ci hanno spiegato che indirizzare l’azione contro il portale era il sistema più veloce e più efficace per affievolire immediatamente la visibilità dei siti non autorizzati. Ma ci tengo a precisare che prima di partire con un’azione repressiva abbiamo a lungo cercato un dialogo, un punto di incontro: proponendo un accordo che saldasse il pregresso e impostasse un piano futuro volto alla legalizzazione di queste utilizzazioni. Purtroppo si è arrivati a un nulla di fatto: verificata la mancanza di volontà della controparte di risolvere il problema e la sussistenza evidente di un dolo, abbiamo intrapreso le vie legali. E già prima che il Tribunale emettesse la sua ordinanza, il portale aveva eliminato i link, tanto era palese l’illecito e indifendibile la sua posizione. Siamo ben consapevoli della fragilità di questi tentativi di arginare la diffusione dei testi su Internet: ma è un’azione che va compiuta, e che deve continuare. Il tutto rientra nei ruoli primari di gruppi che, come il nostro, hanno la fortuna di rappresentare repertori vasti ed importanti”. Come mai non si sono mosse le organizzazioni di categoria? “Credo di non sbagliare se dico che un’azione condotta dal titolare del diritto risulta più rapida e più efficace”, risponde Razzini. “Affidare la questione a un’associazione di categoria renderebbe tutto più complicato, anche perché non si tratta di soggetti giuridici come la SIAE, che ha il mandato per la gestione di certi nostri diritti” (ma non per quelli di riproduzione dei testi). Che accadrà da qui in avanti? “Che continueremo a perseguire la repressione delle violazioni come ultima istanza. La nostra volontà è di trovare dei partner con i quali gestire un mercato il più possibile legalizzato. Più che oscurare i siti non autorizzati, vorremmo instaurare regolari rapporti di licenza con chiunque pubblica i testi: è un problema di principio, prima ancora che economico. Qualche settimana prima della sentenza relativa a Leonardo ce n’è stata una della Cassazione contro la Rai sul tema del karaoke nei programmi televisivi. Anche quella è una causa durata anni e che ci è costata molte energie, ma che ha sancito un principio importante, una certezza del diritto che è la garanzia del nostro futuro”. Cosa propongono Warner e gli altri editori musicali ai siti che pubblicano “lyrics”? Un modello di revenue sharing simile a quello che si applica nel mondo del broadcasting radiotelevisivo, commisurato in percentuale al fatturato o al volume di traffico dell’utilizzatore. Non si può certo pensare di chiedere al pubblico, che ha sempre fruito gratuitamente dei testi, di cominciare improvvisamente a pagare quel servizio: non funzionerebbe mai, neanche se chiedessimo un centesimo di euro a brano. Entrando in un mercato che fino ad oggi non ha avuto regole, si dovrebbe concordare un risarcimento forfettario per il passato e una tariffa di ‘entrata’ che permetta alle controparti di prendere le adeguate contromisure. Trovare un punto di equilibrio che consenta una ripartenza, per poi entrare a regime e assicurare a tutti, compresi i titolari del diritto, una remunerazione economica e una marginalità adeguata”.