<p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt"> L’importanza crescente che i flussi di ricavi “secondari” e alternativi<span style="mso-spacerun: yes"> </span>stanno assumendo nel contesto del conto economico delle case discografiche (oggi sempre più spesso identificate come “società musicali”) è dimostrata dai dati di consuntivo diffusi dall’associazione di categoria inglese British Phonographic Industry: nel corso del 2009, spiega la BPI, il fatturato generato da prodotti e servizi diversi dai supporti fisici (cd) e dai download e stream digitali<span style="mso-spacerun: yes"> </span>è cresciuto del 6,6 % rispetto all’anno precedente, salendo a quota 193,5 milioni di sterline (233,6 milioni di euro). </p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt"> Nella voce rientrano i diritti connessi derivanti dalla riproduzione di musica registrata in radio, in televisione e nei locali pubblici, quelli legati ai contrattti per prodotti premium (distribuiti in allegato a riviste o in omaggio nell’ambito di speciali promozioni aziendali), le vendite dirette di articoli di merchandising e le licenze d’uso del repertorio per sincronizzazioni televivise, cinematografiche, pubblicitarie o per videogames. Complessivamente, queste diverse fonti di ricavo assorbono oggi il 20,8 % del giro d’affari dell’industria britannica (l’1 % in più rispetto al 2008); di questa cifra i diritti connessi, 72,1 milioni di sterline, rappresentano più di un terzo, mentre le sincronizzazioni registrano una crescita del 19,6 % a 25,2 milioni di sterline. </p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt"> Nel frattempo, i ricavi generati dai contratti “allargati” con gli artisti (che prevedono la compartecipazione agli utili generati da concerti, merchandising, sponsorizzazioni e vendite dirette sui siti Web) sono cresciuti del 16,7 %, totalizzando 58,6 milioni di sterline.<span style="mso-spacerun: yes"> </span></p> <p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt"> </p>