E’ morto domenica scorsa a New York, all’età di 99 anni, Mitch Miller, leggendario direttore artistico e produttore assurto a grande popolarità nazionale negli anni ’50 con la collana di album “Sing along with Mitch”, che dal 1961 al ’66 diedero origine a un omonimo show televisivo di prima serata per il network NBC che fu in pratica un antesignano del karaoke (il pubblico a casa veniva invitato a cantare le canzoni seguendo i testi che scorrevano sullo schermo). Con le sue interpretazioni di standard come “Home on the range”, “I’ve been working on the railroad” e “It’s a long way to Tipperary” , il cantante/produttore dall’inconfondibile pizzetto assurse a baluardo della resistenza dell’establishment musicale e della musica “leggera” tradizionale contro l’assalto arrembanrte del rock’n’roll, venendo spesso accusato dalla critica – a dispetto del grande successo commerciale – di essere un passatista e un musicista di retroguardia. Nato il 4 luglio 1911 a Rochester (New York) e con studi classici da oboista alle spalle, Miller aveva iniziato la carriera discografica alla Mercury negli anni ’40, riscuotendo grande successo con Frankie Lane e Patti Page; durante la sua lunga permanenza alla Columbia ha lavorato a fianco di artisti come Tony Bennett, Rosemary Clooney, Johnny Mathis, Marty Robbins e Mahalia Jackson, contribuendo a fare dell’etichetta il marchio discografico di maggior successo nell’era postbellica e pre rock’n’roll; nel 1955 finì lui stesso al numero uno nelle charts con “The yellow rose of Texas”. Dotato di un carattere risoluto, era noto anche per i litigi che ebbe con diversi artisti, primo fra tutti Frank Sinatra.