Abbassa la saracinesca, dopo poco più di un anno e mezzo di vita, il People’s Music Store, progetto on-line che incoraggiava gli appassionati di musica (ma anche piccole etichette discografiche, o singoli artisti) ad aprire in rete un proprio “negozio” di musica digitale in cambio di punti spendibili in acquisti o del 10 % degli incassi. In una e-mail indirizzata agli utenti del servizio il cofondatore Ged Davis, ex discografico per Rough Trade e Warp Records, annuncia di avere deciso di imprimere all’impresa “un’altra direzione”. “Abbiamo tenuto duro per quanto abbiamo potuto, date le circostanze”, ha spiegato, “ma ora siamo arrivati al punto di dover considerare delle strade alternative”. Attraverso una costellazione di piccoli negozi affiliati (circa un migliaio, a fine aprile 2009), il “negozio della gente” vendeva brani digitali forniti in licenza da etichette indipendenti (in primo luogo il Beggars Group di Martin Mills, socio dell’iniziativa) ma anche dalla major Universal Music. Ogni “gestore” aveva piena autonomia nella scelta dell’assortimento e della vetrina virtuale, e poteva utilizzare i widget messi a disposizione dal sito centrale per promuovere il suo store attraverso blog e social network come Facebook e MySpace.