Una buona notizia per la EMI: secondo la Corte di Giustizia Europea, il Fisco britannico è tenuto a restituirle circa 3,3 milioni di sterline (3,8 milioni di euro) di cui aveva indebitamente richiesto il versamento. La cifra corrisponde all’IVA che la casa discografica aveva versato tra il 1987 e il 2003 in relazione ai Cd promozionali inviati alle radio, alle tv e ai giornalisti: la legge fiscale inglese, infatti, assoggetta questo genere di prodotti omaggio all’imposta sul valore aggiunto, ma la Corte Europea ha evidenziato come tali norme non siano in sintonia con quelle in vigore negli altri Paesi dell’Unione invitando il governo britannico a modificarle. Ritenendo ingiustificato il pagamento, la EMI aveva fatto ricorso al Ministero delle Finanze sostenendo che la distribuzione di materiale promozionale gratuito rientra nel normale esercizio dell’attività di una casa discografica; vistasi negare il rimborso, la major aveva deciso di ricorrere agli organi di giustizia europei. La decisione della Corte interessa ovviamente tutte le società musicali assoggettate al Fisco britannico, che ora hanno facoltà di reclamare a loro volta un rimborso delle somme versate più gli interessi. Prudente la reazione del Ministero: “Questa decisione”, ha commentato un suo portavoce, “non significa che tutta la legislazione inglese in materia di campioni e di oggetti di promozione aziendale sia scorretta, e il tibunale non ha escluso che l’esenzione in linea di principio dall’IVA possa avere delle eccezioni. Dobbiamo valutare la sentenza con attenzione prima di determinare in che misura la legge debba essere emendata”.