Converse, calzaturificio statunitense leader nella produzione di scarpe da ginnastica, aprirà entro fine anno uno studio di registrazione nel quartiere di Williamsburg, a Brooklyn: la struttura, che assumerà il nome di Converse Rubber Tracks, avrà sede in un spazio di circa 480 metri quadrati precedentemente occupati da una lavanderia a secco e verrà messo gratuitamente a disposizione di gruppi rock emergenti selezionati dallo staff (le richieste verranno accolte per mezzo di un modulo pubblicato on-line). Geoff Cottrill, responsabile marketing della Converse e ideatore del progetto (realizzato in collaborazione con la società di media e marketing Cornerstone), assicura che la società non condizionerà in alcun modo la produzione musicale dei gruppi, che non intende utilizzarne i brani in campagne pubblicitarie e che garantirà agli artisti la proprietà dei master e dei diritti editoriali sulle canzoni. Lo scopo? “Supponiamo che nei prossimi cinque anni passino di qui mille gruppi, e che uno di questi diventi il successore dei Radiohead. Tutti i grandi brand commerciali li inseguiranno per sponsorizzarne i tour. Ma i 99 che non ce la faranno, quelli che verranno più o meno trascurati, non si dimenticheranno di noi”, ha spiegato Cottrill al giornalista Ben Sisario del New York Times. Converse – marchio indossato da generazioni di band, dai Ramones agli Strokes – non è nuova a frequentazioni rock, come dimostrano le recenti linee di scarpe “firmate” Kurt Cobain o Pink Floyd o la pubblicazione gratuita sul Web di un singolo inciso dal rapper Kid Cudi con Bethany Cosentino delle Best Coast e Rostam Batmanglij dei Vampire Weekend. E nel suo interessante pezzo, Sisario ricorda altri casi di celebri aziende lanciatesi nel mondo della musica per rafforzare la presenza e l’appeal del marchio tra il pubblico giovanile di riferimento: come ad esempio le etichette discografiche create da Starbucks, dalla bevanda energetica Red Bull e dal soft drink Mountain View (quest’ultima, gestita dalla stessa Cornerstone, si chiama Green Label Sound e ha lanciato i Chromeo poi passati alla Atlantic). I musicisti ringraziano, convinti che una partnership commerciale con una azienda sia molto meglio di un contratto a 360 gradi con una casa discografica tradizionale che implica la spartizione di tutte le fonti di ricavo. “Gli artisti stanno scoprendo che l’unico modo di raggiungere la sicurezza finanziaria è di diventare il cagnolino di compagnia delle grandi corporation”, spiega a Sisario il critico e scrittore Douglas Rushkoff, senza usare perifrasi. “Come fecero i grandi pittori del Rinascimento, quando per un artista era impossibile sostenersi economicamente senza l’aiuto di un mecenate”.