Il cantautore T Bone Burnett, oggi particolarmente in auge come realizzatore di colonne sonore e produttore di dischi di impronta “roots” (“Raising sand” di Robert Plant e Alison Krauss, “Junky star” di Ryan Bingham, “The union” di Elton John e Leon Russell, più gli ultimi album di John Mellencamp ed Elvis Costello…) è intervenuto nei giorni scorsi sulla annosa questione del rapporto tra musica e Web, facendo scalpore per i consigli elargiti ai giovani aspiranti musicisti: “State alla larga da Internet”, ha esordito Burnett in occasione della sua partecipazione al Future of Music Coalition Policy Summit di Wahsington. “Non preoccupatevi di caricare la vostra musica su MySpace, perché nel momento in cui lo fate la vostra musica verrà svalutata”. Intervistato dal sito Hypebot, il sessantaduenne musicista originario di St. Louis (Missouri) ha poi ulteriormente sviluppato e articolato il suo punto di vista: “Per quanto le case discografiche possano avere rubato, rispetto a Internet sono come Robin Hood. Internet è uno strumento poderoso per condividere informazioni ed eccellente per effettuare delle ricerche”, sostiene Burnett. Ma improponibile, aggiunge, dal punto di vista sonoro: “Negli ultimi venti anni la qualità audio della musica registrata è crollata di quasi il 100 per cento… Internet è un medium di qualità estremamente bassa, come dimostra il formato mp3, francamente inascoltabile. Se uno non sente la differenza tra una registrazione su nastro e un mp3, farebbe meglio a non lasciare la sua professione abituale. I musicisti, e il pubblico, meritano di più. Il futuro della musica è analogico. Le chitarre sono analogiche, così come i pianoforti e le batterie. La musica è analogica. E lo siamo anche noi”.