L’ingresso di Amazon MP3 sul mercato giapponese della musica registrata incrina il fronte tuttora omogeno del DRM, il software di Digital Rights Management che protegge i contenuti audio e video da usi illeciti limitando al tempo stesso la libertà d’uso da parte dei consumatori. Non a caso, per il momento, l’unica major ad avere concesso alla società di Jeff Bezos la licenza d’uso di file non protetti è stata la filiale locale della EMI Music, e l’iniziativa sta incontrando forti resistenze: il Giappone è anche l’unico Paese in cui l’iTunes Store della Apple continua a utilizzare il sistema di DRM FairPlay, mentre l’impossibilità (fino ad oggi) di operare in regime di file “liberi” ha convinto Napster a chiudere il servizio che aveva aperto tempo fa in joint venture con Tower Records. La resistenza delle case discografiche nipponiche alla soluzione “DRM-free” impostasi ormai universalmente in tutti gli altri maggiori mercati del mondo è legata principalmente al fatto che il consumo di musica digitale, in Giappone, avviene quasi esclusivamente per mezzo di telefoni cellulari e dispositivi mobili: secondo le statistiche dell’IFPI, appena il 7 % delle vendite nel 2009 aveva origine dai download effettuati tramite pc. L’associazione locale dei discografici RIAJ segnala tuttavia che i trend stanno cominciando lentamente ad invertirsi: alla crescita dei download su apparecchi fissi (+ 2 % in volume) ha corrisposto, l’anno scorso, un calo della domanda su dispositivi mobili (- 6 % in volume, per effetto principalmente del crollo del mercato delle suonerie).