Si sta già esaurendo l’entusiasmo di ritorno per i dischi in vinile, oggetti “cool” e ad alta fedeltà amatissimi dai musicisti e apprezzati anche dai giovani audiofili? Ristampe deluxe (in costose edizioni a 180 o 200 grammi) e nuove pubblicazioni (altrettando dispendiose, perché il programma di un Cd colma abitualmente la capienza di due Lp) proseguono a spron battuto, ma i dati raccolti negli Stati Uniti da Nielsen SoundScan raccontano che ormai la domanda di supporti analogici cresce a ritmo ridotto assestandosi su quantitativi molto ridotti. Dopo anni di incremento percentuale a tre cifre (favorito dalla ridottissima base di partenza), tra il 2008 e il 2009 il tasso di crescita della domanda di Lp è calato dall’89,9 al 33 %, mentre le unità vendute sono cresciute da 1,88 a 2,5 milioni di pezzi (nello stesso periodo le vendite di Cd ed album digitali ammontavano a 373,9 milioni di unità). E i primi sei mesi del 2010 proiettano uno scenario ancora più modesto: 1,3 milioni di pezzi, pari a un incremento del 9,1 % sullo stesso periodo dell’anno precedente. Il sito Digital Music News, che pubblica i dati, ne conclude che il revival del vinile ha raggiunto molto rapidamente lo stadio di maturità, e che non sarebbe realistico pronosticare una crescita del mercato a volumi davvero consistenti. Non c’è da sorprendersi: oggi che sfoggiano prezzi decisamente più alti di quelli dei Cd, gli album in vinile sono evidentemente destinati a un pubblico di nicchia e mediamente benestante.