La EMI di Guy Hands è al canto del cigno. Così, più o meno, titolava il New York Post del 9 dicembre scorso, sostenendo che gli investitori dei fondi Terra Firma non sono intenzionati a “pompare” altro denaro nelle casse della major inglese, svalutata e pressata dal suo maggior creditore (Citigroup, con cui la private equity ha perso di recente una causa in tribunale). Risultato: la probabile rinuncia del finanziere inglese, oggi residente nel paradiso fiscale dell’isola di Guernsey, al suo investimento da 6,7 miliardi di dollari. Per ribaltare la situazione, Hands dovrebbe convincere gli investitori a sborsare altri 156 milioni di dollari alla EMI, coprendole le spalle in vista della scadenza, a marzo 2011, della nuova rata dovuta a Citigroup; in caso contrario, come noto, la banca d’affari potrebbe rilevare la proprietà della società e decidere di vendere separatamente asset discografici ed edizioni musicali (con Warner Music e BMG Rights, rispettivamente, nel ruolo di possibili compratori).