Un tribunale federale statunitense ha ritenuto colpevole di violazione di copyright la piattaforma musicale BlueBeat.com, assurta agli onori delle cronache l’anno scorso dopo avere diffuso gratuitamente in streaming e offerto in download a prezzi bassissimi (25 centesimi a canzone) il catalogo, allora ancora non disponibile legalmente in rete, dei Beatles (oltre che di altri artisti di primo piano come gli AC/DC, tuttora assenti da iTunes e dalle altre piattaforme autorizzate). Il giudice Josephine Staton Tucker ha smontato la curiosa tesi del gestore del sito, Hank Risan, che sosteneva di essere il legittimo titolare dei master dal momento che questi erano stati riprodotti in base a un procedimento di “simulazione psicoacustica” che rendeva le copie leggermente diverse dagli originali. Secondo la Tucker, infatti, Risan non ha fornito prove convincenti di avere creato opere dell’ingegno autonome, e di conseguenza non può invocare la tutela della legge. In una prossima udienza verrà determinato l’ammontare dei danni che BlueBeat dovrà risarcire alle case discografiche, anche se Risan sembra intenzionato a presentare appello contro il giudizio di primo grado.