Dopo le pubbliche lamentele di Sufjan Stevens (“Il mio disco vale più di un caffelatte”, aveva detto qualche mese fa il cantautore di Detroit commentando i prezzi praticati da Amazon MP3), anche i Fleet Foxes (nella foto) mostrano di non gradire i supersconti applicati dal negozio digitale di Jeff Bezos. “Abbiamo lavorato per nove mesi su qualcosa che andrà in vendita su Amazon MP3 a 3,99 dollari. Più o meno il prezzo di uno di quei cuscinetti che riproducono il suono di una scorreggia”, ha scritto il gruppo di Seattle su Twitter qualche giorno fa. L’amara e sconsolata riflessione di Robin Pecknold e compagni si riferisce ai “Dealy deal”, gli “affari del giorno” di Amazon MP3: singoli ed album posti in vendita in funzione promozionale a prezzi stracciati, con l’obiettivo di attirare nuovi consumatori sul sito. A pagarne le conseguenze economiche è il rivenditore stesso, che si accolla le perdite dal momento che alla casa discografica continua a pagare il prezzo pieno dell’album digitale ( 7/ 8 dollari di price per dealer, o ppd). Gli artisti, dunque, sembrano piuttosto preoccupati da una questione di principio, e di vedere svalutato il loro lavoro.