Appoggiata dal solo Partito Socialista del presidente del governo José Luis Rodriguez Zapatero, la cosiddetta legge anti download spagnola o legge Sinde (dal nome del ministro della Cultura proponente, Angeles Gonzalez-Sinde) è stata bocciata dal Congreso iberico, equivalente alla nostra Camera dei Deputati. Le nuove misure approntate da Sinde, che consentirebbero ai giudici di chiudere d’autorità i siti Internet che ospitano contenuti pirata in violazione dei diritti d’autore, avevano sollevato vivaci proteste da parte di numerose piattaforme locali di file sharing e di download, e sono state aspramente contestate anche dalla maggioranza dei deputati: critici nei confronti della composizione della commissione incaricata di sollecitare l’intervento dell’autorità giudiziaria e dei tempi stretti previsti per la formulazione delle decisioni dei giudici (quattro giorni: troppo pochi, sostengono i detrattori, per accertare la sussistenza effettiva di violazioni). Sull’esito del voto parlamentare avrebbero influito anche le rivelazioni di Wikileaks riguardo alle pressioni esercitate sul governso spagnolo dall’industria cinematografica statunitense, preoccupata dal dilagare della pirateria nel Paese: un’ingerenza mal sopportata dalle forze politiche locali. A gennaio, comunque, il progetto di legge passerà all’esame del Senato.