<p class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt"> Anche se nel frattempo il panorama è completamente cambiato (e a dettare legge e condizioni nella musica digitale, oggi, è <a href="http://www.rockol.it/search.php?s=iTunes&x=17&y=11">iTunes</a>), la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso di non bloccare l’iter di un vecchio procedimento antitrust avente per oggetto le <span style="mso-spacerun: yes"> </span>politiche di prezzo adottate in campo digitale dalle major discografiche. La vertenza, innescata dalle associazioni dei consumatori statunitensi, risale al 2001: ovvero ai tempi, da un certo punto di vista “preistorici”, della nascita dei servizi digitali MusicNet (lanciato da Bertelsmann, EMI e Warner Music) e pressplay (lanciato da Sony e Universal Music). Giusto un anno fa, <a href="http://www.rockol.it/news-105180/Cartello-dei-prezzi-sulla-musica-on-line--Un-giudice-americano-riapre-il-caso">una Corte d’Appello newyorkese aveva ribaltato il giudizio di primo grado</a> accettando la tesi dei consumatori, e cioè che le<span style="mso-spacerun: yes"> </span>(allora) cinque major avessero creato un cartello con il quale fissare prezzi esageratamente alti per il download digitale e limitare seriamente la flessibilità d’uso dei file acquistati da parte degli utenti (impedendone, ad esempio, il trasferimento su lettori portatili). A dispetto delle tesi difensive delle case discografiche, la Corte Suprema non ha avuto nulla da eccepire sulla sentenza: consentendo, dunque, che la causa prosegua il suo corso. <span style="mso-spacerun: yes"> </span></p>