Nielsen Music ha pubblicato uno studio dedicato al download a pagamento, e non sono buone notizie per la discografia. Non raggiunge il 20%, infatti, la quota di utenti internet a livello globale che scaricano brani a pagamento, e sono ancora meno numerosi coloro i quali acquistano album digitali. A mantenere la percentuale di acquisti in proporzioni per lo meno decorose sono i consumatori americani ed europei, mentre il tasso di acquirenti precipita in America Latina, nel Medio Oriente e, soprattutto, in Asia: in queste regioni del mondo il mezzo più diffuso per fruire della musica è il video online via streaming, seguito dal download in modalità peer to peer illegale. In termini strategici e di medio-lungo periodo, tuttavia, il dato da leggere con maggiore preoccupazione è l’assenza di abitudini consolidate, la mancanza di un nuovo standard per l’appassionato di musica: tanto sul piano delle modalità (streaming video, pay per e peer to peer) quanto su quello dell’hardware utilizzato (personal computer, lettori MP3, smartphone, cellulari) la fotografia del consumo di musica si presenta estremamente frammentata e, quindi, ancora difficilmente riconducibile a un modello di business sostenibile che rimpiazzi il calo di ricavi causato dal crollo delle vendite di supporti fisici.