Smentite dal gruppo HMV Media (titolare, tra l’altro, della omonima catena di megastore musicali) le voci di un imminente ingresso in Borsa. Indiscrezioni su una probabile offerta pubblica di capitale da parte del gruppo inglese erano cominciate a circolare dopo che quest’ultimo aveva sospeso le negoziazioni per la vendita della catena di librerie Waterstones. Alan Giles, CEO dell’HMV Media Group, ha commentato che “le attuali condizioni dei mercati di capitale rendono improbabile un collocamento in Borsa nell’imminente futuro”. Soprattutto in un momento in cui – ha fatto intendere – la situazione della controllata Waterstones è tutt’altro che florida: negli ultimi mesi HMV è stata contattata da alcuni potenziali acquirenti della catena, ma le offerte sarebbero inferiori ai 300 milioni di sterline, cioè alla cifra pagata due anni fa da HMV per rilevare la società dal precedente proprietario WH Smith. L’affare Vivendi-Seagram, salutato da alcuni come una rivincita dell’imprenditoria e della finanza europea sul mondo del business nordamericano, rappresenta evidentemente un’eccezione alla regola, che vede le new companies d’oltreoceano continuare a rastrellare il Vecchio Continente in cerca di alleanze strategiche e di aziende da comprare.