Anche se ha svolto un ruolo chiave nel passaggio di consegne a Citigroup, e anche se fonti vicine a Terra Firma smentiscono l’ipotesi di un (clamoroso) rientro nel business, l’ad della EMI Roger Faxon non avrebbe nulla in contrario a un ritorno di Guy Hands ai posti di comando della major inglese. “Quand’era padrone della società, ci ha appoggiato molto. Crede nella nostra strategia, e dunque penso che averlo di nuovo come proprietario potrebbe essere una buona cosa”, ha dichiarato il numero uno della major in un’intervista al Telegraph. “Guy”, ha aggiunto Faxon, “ha scorto una enorme opportunità in questo business e non credo che avesse torto. Anche se il prezzo da pagare, secondo lui e altri, è stato troppo alto”. Nell’intervista, Faxon ribadisce ancora una volta il suo credo nella musica come business a 360 gradi e di essere contrario a una vendita separata dei due rami della EMI, discografia ed edizioni musicali (“sono convinto che se si spezza la società, le due parti saranno più deboli di quanto sarebbero se fossero unite”). Anche se il risultato fosse una fusione degli interessi discografici di EMI e Warner Music: “All’inizio”, sostiene, “ne nascerebbe un’impresa di maggiori dimensioni, che nel tempo però sarebbe destinata ridursi” (in conseguenza della crisi strutturale del mercato). Il ceo EMI tuttavia non si fa illusioni (“Se a Citigroup arriverà una buona offerta, ovviamente l’accetterà”), neanche sul suo futuro: “Amo il music business e amo la EMI. Ovviamente mi piacerebbe restare, ma chiunque diverrà proprietario della società avrà una sua idea sul management che desidera. Non mi aspettavo di avere questo lavoro, e quindi ho imparato a non avere aspettative”.