Dopo avere ribadito con forza un punto di vista già espresso recentemente in occasione del Midem 2011, in base al quale non c’è alcuna relazione diretta tra la popolarità di un artista sulle piattaforme social e la sua capacità di generare ricavi e monetizzarla, Eric Garland, CEO di BigChampagne, ha approfondito l’argomento mostrando un grafico che indicava quanto l’effetto ‘coda lunga’ stia scemando su YouTube: la ‘coda’ della curva, infatti, è sottilissima ed è caratterizzata da un livello di interazione sempre più rarefatto. Nonostante il video portale sia noto per la sua capacità di accogliere qualsiasi genere di ‘user generated content’, Garland ha spiegato che “solo una manciata di canzoni catturano la maggior parte dell’attenzione e solo un pugno di abbienti si accaparreranno i ricavi generati su YouTube”. Secondo Garland 1.000 stream generalmente si traducono in un dollaro di ricavi: come dire che il miliardo di ‘viste’ del nuovo clip di Eminem ha generato introiti lordi per un milione di dollari. In questo contesto, ha concluso Garland, l’RPM (ricavi per migliaia di impression) richiede di scalare a dimensioni enormi per avere senso economico. “La gente ascolta più musica su YouTube di quella che possiede nella propria libreria musicale. La gente suona ciò che non compra e compra ciò che non ascolta”.