La Corte d’Appello di San Francisco che all’ultimo minuto ha graziato Napster dalla minaccia di chiusura, sospendendo il decreto emesso dal giudice Marilyn Hall Patel (vedi news), ha dato tempo fino al 18 agosto alla società californiana per presentare una difesa nei confronti delle ricorrenti, le case discografiche aderenti alla Recording Industry Association of America (RIAA); quest’ultima, a sua volta, avrà tempo fino all’8 settembre per replicare con le proprie memorie scritte. Intanto, mentre il confronto tra il sito più controverso del web e l’industria discografica minaccia di protrarsi per diversi mesi ancora prima di arrivare a un verdetto finale, arrivano i primi commenti dalle parti in causa. L’industria discografica ha naturalmente accusato il colpo, a soli due giorni dai proclami entusiasti che avevano accompagnato la decisione del giudice Hall Patel: “E’ frustrante pensare che decine di milioni di violazioni dei nostri diritti possano continuare ad avvenire quotidianamente attraverso Napster. Non vediamo l’ora che si ponga fine definitivamente a questi comportamenti illeciti”, ha chiosato con una nota scritta Hilary Rosen, presidente della RIAA. Confortati dalla parziale vittoria, i responsabili di Napster porgono invece l’altra guancia: “Il servizio che noi forniamo è pienamente compatibile con gli interessi dell’industria e con le case discografiche vogliamo trovare una soluzione negoziale”, ha ribadito Hank Barry, amministratore delegato della società di base nella Silicon Valley. Ma il numero uno dei legali di Napster, il celebre David Boies, ha avvertito che “se la RIAA vuole uccidere il nuovo medium, noi non ci faremo tranquillamente da parte. Siamo intenzionati a lottare”. Intanto Keynote Systems, una società che rileva il traffico sui siti internet, fa sapere che nelle ore successive alla ingiunzione di chiusura disposta dal giudice di San Francisco gli accessi a Napster sono stati quindici volte superiori alla media.