Sembrerebbe una questione prettamente locale, quella attinente al cavillo legale che permette a distributori e magazzini ubicati nelle isole della Manica di vendere dischi e dvd sul territorio britannico in regime esentasse, ma non è cosi (tanto che diversi utenti italiani, per dire, trovano più conveniente acquistare dal sito inglese piuttosto che da quello italiano di Amazon). E dunque riguarda anche i rivenditori e i negozi di dischi nostrani la decisione del governo inglese di affrontare il problema nell’ambito della nuova finanziaria. Per ora con una misura parziale e provvisoria, che abbassa da 18 a 15 sterline il valore unitario delle merci spedibili dalla Manica senza pagare l’IVA. Ma è solo un primo passo, ha anticipato il Tesoro: successivamente, in sede di Commissione Europea, il Governo esplorerà la possibilità di limitare ulteriormente il campo di applicazione della norma, in modo da evitare che venga sfruttata per scopi diversi da quelli per cui venne concepita (e cioè per dare una mano ai floricoltori che lavorano nelle isole di Guernsey e di Jersey); mentre il documento di programmazione economico-finanziaria del prossimo anno potrebbe prevedere l’abolizione tout cour dell’esenzione fiscale. Se lo augurano i rivenditori di dischi inglesi, e non solo, che hanno accolto con tiepida soddisfazione le prime mosse dell’amministrazione Cameron: “Spero che il Governo arrivi presto a una conclusione riguardo a ciò che intende fare, perché i rivenditori britannici potrebbero non sopravvivere per un altro anno”, ha commentato il promoter del comitato Retailers Against Vat Avoidance Schemes Richard Allen. “La nuova restrizione non recherà grande sollievo a quegli operatori commerciali che soffrono quotidianamente la realtà di un mercato Internet distorto”, ha sostenuto Allen cercando comunque di consolarsi: “Neanche chi spedice merci da sedi offshore starà stappando bottiglie di champagne, dal momento che i giorni della normativa sono contati”.