Le informazioni raccolte da Claire Atkinson e Mark DeCambre, reporter del New York Post, indicherebbero un sostanziale riallineamento di vedute tra proprietà e top management della EMI, cioè tra Citigroup e l’amministratore delegato Roger Faxon: nelle intenzioni di entrambi, la major andrebbe venduta in blocco, casa discografica più edizioni musicali, al fine di garantire alla società prospettive più solide in un mercato in cui l’integrazione sinergica tra i due business dovrebbe risultare in futuro sempre più cruciale. In numerose interviste, Faxon aveva ribadito che lo spezzettamento della EMI ne avrebbe danneggiato gravemente la competitività e le possibilità di sopravvivenza; e ora i banchieri di Citigroup, subentrati lo scorso febbraio a Guy Hands nella proprietà della EMI con l’obiettivo di recuperare quanta più liquidità possibile da una vendita, sembrano essere dello stesso avviso: il che potrebbe mandere all’aria i piani di chi (come Edgar Bronfman Jr. di Warner Music) vorrebbe acquistare una sola parte degli asset societari per ricercare nuove combinazioni strategiche sul mercato. Tra le altre società interessate ad acquistare la EMI, secondo i giornalisti del Post, figura il Fondo Mubadala, finanziato dal governo di Abu Dhabi. La società inglese, che ha chiuso l’anno fiscale il 31 marzo scorso, pubblicherà nei prossimi giorni un nuovo report finanziario.